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Humor, Satireund Ironie
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L’humour, la satire et l’ironie
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Umorismo, satira e ironia
Rückeroberungdes Humors
La réappropriationde l’humour
La riappropriazionedell’umorismo
Intervista di VeronicaGalster a SalvatoreMarino |«Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo neg(r)o»
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12/2014
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TANGRAM34
gimento linguistico; mi fa ridere Charlot, mi
fanno ridere Stanlio eOllio, mi fa ridereMas-
simo Boldi, che lavora anche lui sul linguag-
gio, sullo stravolgimento... io rido molto, mi
fanno ridere tutti i comici italiani. Ridere fa
bene.
Ridere fa bene, ma si può ridere di tutto?
Anchedelleminoranze?
Sì, credo di sì. Ho partecipato ad esempio
alla creazione di un programma chiamato
«comici integrati». Si trattadi unprogettode-
dicato alle scuolemedie (seconda e terzame-
dia) che abbiamo presentato al Ministero per
le pari opportunità, nello specifico all’Unar
(Ufficio nazionale anti discriminazioni razzia-
li), e con questo progetto abbiamo affronta-
to il tema del razzismo usando il linguaggio
dell’umorismo edel divertimento.
Quindi i pregiudizi possonoessere combat-
tuti anche ridendoci su?
Sì, esatto, era lo scopodel progetto. In con-
creto abbiamo inviato ai ragazzi un questio-
nario nel quale chiedevamo di scrivere pregi
e difetti di tutte le etnie residenti nella loro
regione, i ragazzi hanno risposto in anonima-
to e in base alle risposte abbiamo scritto uno
spettacolo di un’ora, lavorando soprattutto
sugli stereotipi e i pregiudizi. Sono venute
fuori delle cosemolto divertenti, una sorta di
corto circuito. Per fare degli esempi: sui cine-
si hanno scritto che i lati positivi sono il fatto
di essere sempre sorridenti, di parlare poco e
avere gli occhi amandorla. Per i lati negativi
c’è chi ha accennato agli occhi amandorla da
altri considerati positivi, chi ha scritto «fan-
no cose made in China». Sui filippini invece
qualcunoha scritto: «la nostrafilippina è una
polacca»... cose di questo tipo che abbiamo
trasformato in uno spettacolo che ha fatto il
giro dell’Italia: dalla Sicilia a Varese, in tutte
le scuole chehannopartecipatoal progetto.
Salvatore Marino è un comico italiano di
origine italo-eritrea. Nasce ad Asmara (Eri-
trea) damadreeritreaepadre sicilianoeall’e-
tà di 15 anni si trasferisce a Roma dove si di-
plomerà ragioniere. Dopo aver frequentato il
laboratoriodi Proietti comincia la sua attività
artistica tra teatro e televisione.
Signor Marino, nella sua presentazione si
autodefinisce «mezzo bianco e mezzo nero,
con i capelli da nero e la faccia da bianco, ma
piùpassa il tempoepiùperdomelanina», una
condizione questa che la fa sentire come «un
neropentitoounbianco indeciso»…
Sì, ironicamente ma neanche tanto ironi-
camente, nel senso che sono venuto in Italia
quando avevo 15 anni e il mio colorito era
decisamente più scuro. Poi da un punto di vi-
sta squisitamente naturale e biologico, non
avendopiùbisognodi unaprotezionedal sole
africano, pianopianomi sono «sbiancato». In
realtà io sonopropriodue culture che si sono
incontrate: quella di miopadre che è siciliano
e quella di miamadre che è eritrea. Ho sem-
pre avuto in seno le due culture e c’è sempre
stato questo continuo conflitto positivo che
trovodiapoi aditoaprospettivee visionimol-
toampie, che fanno faredelle scelte inmanie-
ra forseunpo’ più critica.
Lei èun comico,ma che cosa la fa ridere?
Ma, io ridomolto, ridoparecchio,mi piace
ridere. Nello specificonon lo so cosami faccia
ridere. Mi fa rideremolto Totò, il suo stravol-
«Non sono abbronzato, qui lodico equi lo
neg(r)o»
Intervistadi VeronicaGalster a SalvatoreMarino
©www.salvatoremarino.it