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Wiedenken Jugendlicheüber Rassismus undVielfalt
Les jeunes faceau racismeet à ladiversité : enquêtes
Razzismo ediversità visti dai giovani: inchieste
Raffaella Brignoni | «Noi?Non siamo razzisti, però…» |
6/2015
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TANGRAM35
L’indice della xenofobia sembra stabiliz-
zarsi su un gruppo critico di circa un quarto
degli intervistati. Qui ledifferenze tra intervi-
stati sono nette: se il 30 per cento degli sviz-
zeri è toccato dal fenomeno, tra gli stranieri
residenti questa quota scende al 5 per cento.
Il tutto in uno scenario non sempre di totale
consapevolezza. La conferma arriva dal fatto
che la maggioranza (56%) degli intervistati
considera il razzismo un problema sociale se-
rio. È un problema perché «io non sono raz-
zista però i terroni non hanno voglia di lavo-
rare, gli slavi sono violenti e sono bravissimi
a farsi dare l’invalidità e gli arabi, dai, sono
incivili: con il burqa che fanno indossare alle
donne e poi quello che stanno facendo quelli
dell’ISIS... Noi non siamo così».
Fa bene la Svizzera a monitorare il feno-
meno se servirà a migliorare le politiche di
mediazione.
RaffaellaBrignoni, studi in scienzepolitiche, ègiornalista.
con cui si lavoraè importante.Non solo, esiste
una graduatoria di desiderata. In ufficio o in
cantiere con tutti?Quasi tutti, tranne albane-
si, arabi, turchi, africani e russi. E il fenome-
no di questo tipo di xenofobia, strettamente
legata a motivi economici, è quello che ali-
menta maggiormente atteggiamenti razzisti.
Dove per razzismo prendiamo la definizione
data dai ricercatori per i quali con tale parola
«si intende la percezione lesiva della dignità
individuale fondata su caratteristiche biologi-
che o culturali attribuite inmaniera stereoti-
paa singoli individui ogruppi perdisprezzarli,
umiliarli odistruggerli».
Indicazioni, quelle che affiorano, che por-
tano i ricercatori apresupporre che la Svizzera
manterrà probabilmente il blocco sulla politi-
ca dell’integrazione e degli stranieri e si sarà,
conseguentemente, confrontati con episodi di
discriminazione e violenza. Non c’è di che stu-
pirsi, lademagogia inpoliticahaungranfiuto
nel percepire il sensod’incertezzadei cittadini
ai quali, in cambio del loro voto, amplifica le
paureoffrendo lapromessadi soluzioni apro-
blemi spesso infondati. Così le reali distorsioni
del mercato del lavoro, del sistema sanitario,
dei trasporti e il malaffare continuano a pro-
sperare indisturbati. C’è un rischio in più, e la
suapotenzapuòesseredevastante, senelle so-
cietà si introducee si rafforza laquestione raz-
ziale. Ce lo insegna la storiada secoli e secoli.
Quel sensodiminaccia chearrivadallo
straniero
Una sensazionediminacciaedi fastidioper
lo stranierodettata inpartedalle «trasforma-
zioni portate dalla globalizzazione che cam-
bia ilmondodel lavoroedellavitaprivata,ma
chenon vengonoaccettateacriticamente». Le
espressioni razzistiche sono dunque «motiva-
te» (volutamente tra virgolette) emisurate in
funzione «della sensazione di essere estraneo
edisturbatonellapropria società».
L’11 febbraio 2015 il Consiglio federale ha deciso
di introdurre un monitoraggio della convivenza in
Svizzera che sarà svoltoogni due anni dall’Ufficio fe-
derale di statistica nel quadro del censimento della
popolazione. La rilevazione sistematica degli atti di
discriminazione e degli atteggiamenti razzisti è rite-
nutanecessariadal Governo e risponde agli standard
internazionali.
Con la prima fase pilota – «Convivenza in Svizzera
2010 – 2014» – si è creato uno strumento in grado di
raccogliere regolarmente, a completamento dei dati
disponibili, informazioni significative sugli atteggia-
menti della popolazione, sulle cause delle azioni e
delle idee che li caratterizzano e sull’efficacia delle
contromisure attuate. Il progetto pilota è stato ac-
compagnato da un gruppo di lavoro composto da
rappresentanti di organi di cinque dipartimenti e di
due commissioni extraparlamentari: la Commissione
federale dellamigrazione e la Commissione federale
contro il razzismo.
L’obiettivo è migliorare l’attività di mediazione. In
proposito, la maggioranza degli interpellati (dato
2014) ritiene che la Svizzera faccia abbastanza per
l’integrazionedegli stranieri.Minoritaria laposizione
di chi giudica l’operato eccessivo (19%) e chi insuffi-
ciente (22%).