Maike Schöttner Sieler è dottoranda presso il Seminario di Scienze religiose dell'Università di Zurigo.
maike.schoettnersieler@uzh.ch
Gli spazi religiosi o spirituali possono essere luoghi in cui la convivenza pacifica è vissuta verso l’interno e l’esterno come ideale a cui tendere. D’altro canto, possono anche essere luoghi di esclusione di persone non corrispondenti all’ideale del gruppo o considerate estranee. L’autrice del presente contributo ci illustra in che misura i gruppi religiosi e spirituali costituiscono una risorsa per la lotta contro il razzismo.
Maike Schöttner Sieler
Il panorama religioso svizzero è molto vasto e spazia dalle varie confessioni cristiane alle appartenenze classificate dall’Ufficio federale di statistica come «altre» (Ufficio federale di statistica 2023). Può rientrare in quest’ultima categoria, ad esempio, chi si riconosce in una corrente buddista o induista. Oltre alle tradizioni religiose spesso definite come le «cinque religioni mondiali», in Svizzera sono numerose le persone che si identificano piuttosto con la nozione di spiritualità. Spesso hanno una filosofia di vita personale che attinge elementi da diverse fonti. Il panorama religioso svizzero è quindi variegato, anche grazie ai molteplici influssi della migrazione. Per molte persone che si definiscono religiose o spirituali, la fede funge da bussola etica e la relativa comunità di credenti da risorsa sociale. La comunità offre un’identità verso l’interno e serve da caratteristica distintiva verso l’esterno. Proprio per questo motivo, si pone la questione dell’atteggiamento dei gruppi religiosi e spirituali nei confronti del tema dell’esclusione e del razzismo. E, come spesso capita, si tratta di un interrogativo più complesso di quanto si possa supporre inizialmente.
Adottando un approccio mutuato dalle scienze delle religioni, nel presente contributo cercherò di esaminare come i gruppi religiosi e spirituali in Svizzera influiscano sulle problematiche legate al razzismo. In questo contesto, analizzerò i fenomeni dell’emarginazione e della distinzione nei confronti dell’«altro» e illustrerò in che misura i gruppi religiosi e spirituali possono costituire una risorsa nella lotta contro il razzismo.
Rapporto tra religione e razzismo
Benché il numero delle persone che escono dalla Chiesa sia in aumento, ancora oggi la Svizzera si considera un Paese di matrice cristiana (Asad 2003, 164–165). Questo elemento identitario comporta anche una certa volontà di distinguersi da altre comunità religiose non percepite come parte integrante della cultura locale. Nel caso della comunità musulmana, tale fenomeno, spesso legato a visioni stereotipate di arretratezza, terrorismo e sottomissione delle donne, è emerso con particolare evidenza in occasione delle campagne per le votazioni sul divieto di edificare minareti (2011) e di dissimulare il viso (2021), caratterizzate da concezioni preconcette e razziste.
Comunità islamiche svizzere come la Ahmadiyya Muslim Jamaat si impegnano contro l’esclusione delle persone musulmane e organizzano giornate delle porte aperte per sfatare i pregiudizi. Oltre alla comunità musulmana, anche le persone ebree sono vittime di episodi razzisti. Il caso dell’ebreo ortodosso aggredito con un coltello nel centro di Zurigo nel marzo del 2024 testimonia delle dimensioni allarmanti degli attacchi antisemiti in Svizzera, aumentati esponenzialmente dopo il 7 ottobre 2023 (Federazione svizzera delle comunità israelite e Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo 2024, 21–22) – una crescita riconducibile alla dinamica polarizzante della situazione nel Vicino Oriente. Iniziative come «Runder Tisch der Religionen» (Runder Tisch 2025), letteralmente «tavola rotonda delle religioni», e «Respect – Muslim- und Judenfeindlichkeit gemeinsam überwinden» (NCBI Svizzera 2022), un’offerta di trialogo per superare insieme l’ostilità nei confronti delle persone musulmane ed ebree, fanno leva sulla religione come strumento per unire e favorire il dialogo.
Ciononostante, l’antisemitismo continua a rappresentare una sfida per la società svizzera. Gli esempi appena citati di razzismo antimusulmano e antisemitismo evidenziano che la religione può costituire una risorsa nella lotta contro il razzismo e l’esclusione, se agisce da ponte con altri attori religiosi. In ossequio al motto «parliamo con gli altri e non degli altri», si può così accrescere la comprensione reciproca e promuovere una convivenza pacifica.
La religione può essere utile anche nell’ottica del self empowerment: in altre parole, può aiutare ad affermare la propria identità in maniera sicura di sé. Un tipico esempio in tal senso è costituito dalle chiese cristiane delle comunità migranti, che aiutano i loro membri a integrarsi e, grazie al supporto religioso e comunitario, a elaborare le esperienze negative vissute, nonché a trovare risposte e conforto per la propria situazione. La religione può quindi costituire un fattore in grado di accrescere la fiducia in sé stessi e stimolare le persone a dialogare e a impegnarsi per una società basata sull’armonia. Come elemento identitario può tuttavia anche creare differenze e favorire l’esclusione. Questo vale, in particolare, per le comunità che legittimano sul piano teologico la disparità di trattamento nei confronti di persone che non ne fanno parte. Ne è un esempio l’anastasianesimo, un movimento radicato soprattutto nella Svizzera orientale e ascrivibile agli ambienti della destra etnico-populista ed esoterica. I suoi membri, che si richiamano alla «forza degli antenati» e che probabilmente si definirebbero più spirituali che religiosi, difendono principi razzisti, antisemiti, antifemministi, antiqueer, cospirazionisti, antiscientifici e antidemocratici (Lochau 2022). Questa setta, il cui nome deriva da Anastasia, una figura leggendaria femminile bionda e dagli occhi azzurri che comunica con gli animali, testimonia come le ideologie razziste spesso si coniugano inevitabilmente ad altre forme di misantropia nei confronti di gruppi diversi.
Gli spazi religiosi o spirituali possono quindi essere sia luoghi in cui l’aspirazione a una convivenza armoniosa è vissuta verso l’interno e l’esterno, sia luoghi di esclusione, in cui chi non corrisponde all’ideale del gruppo – donne, esponenti della comunità LGBTQIA*, persone con disabilità o considerate diverse – viene discriminato ed emarginato.
In Svizzera, molte comunità religiose sprigionano un’energia positiva per la società.
Religione e razzismo nell’ottica delle scienze delle religioni
Le posizioni assunte dalle comunità religiose o spirituali in merito alla misantropia nei confronti di gruppi diversi sono assai eterogenee. Dal punto di vista delle scienze delle religioni, è quindi fondamentale analizzare come il gruppo percepisca sé stesso e le persone che non ne fanno parte. Se una comunità ha una struttura gerarchica, l’attenzione si concentra sul modo in cui tale gerarchia viene legittimata e se quest’ultima comporta una disparità di trattamento degli altri. È importante sottolineare che si trovano elementi paragonabili tra le diverse comunità, ma che non tutti i gruppi religiosi o spirituali sono organizzati in base agli stessi schemi e valori. In altre parole, anche se non utilizza nozioni quali «dignità umana», un gruppo religioso può comunque incarnarli. Spesso i sistemi religiosi includono inoltre diversi orientamenti, una circostanza che può costituire una sfida per il dialogo interreligioso. Nel quadro del dialogo sociale, l’apertura e la disponibilità alla riflessione sono quindi valori che si ripercuotono positivamente sulla convivenza e sono considerati utili ai fini della lotta contro il razzismo e l’esclusione.
Conclusioni e prospettive: la religione come risorsa ambivalente
In sintesi, occorre osservare che le religioni e i gruppi spirituali non sono mai entità statiche oppure razziste o antirazziste per definizione, ma offrono spazi di negoziazione in cui vengono discussi i significati e i rapporti religiosamente legittimati tra la propria comunità e gli altri gruppi. Possono pertanto costituire un arricchimento, ma anche un ostacolo per la società. I gruppi religiosi e spirituali che intendono proporsi come risorsa si contraddistinguono spesso per le seguenti caratteristiche: uno spiccato impegno sociale, un approccio critico nei confronti del proprio passato e dei rapporti di potere interni e un atteggiamento liberale nei confronti dei non membri. In Svizzera, molte comunità religiose sprigionano un’energia positiva per la società. La parità dei diritti e il rispetto reciproco non possono tuttavia mai essere dati per scontati, ma sono valori che vanno coltivati attivamente.