Jeannette Behringer, dottoressa in scienze politiche, sociologa ed esperta di etica, è fondatrice e direttrice del Forum Democrazia ed Etica. I suoi principali ambiti di lavoro e ricerca sono la democrazia, la società civile e la partecipazione; l'etica della partecipazione; i diritti umani e lo sviluppo sostenibile.
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Il razzismo è un’«invenzione sociale» degli esseri umani che esclude gli «altri», semina dolore, colpisce nel profondo e viola la dignità della persona. È inoltre in contrasto con la promessa della democrazia di garantire dignità umana, valori fondamentali e uguaglianza politica. Lottare contro il razzismo diventa quindi un dovere democratico.
Jeannette Behringer
La democrazia, intesa come forma centrale di organizzazione delle società occidentali, conosce molte definizioni, interpretazioni e varianti nazionali. La democrazia semidiretta della Svizzera, la democrazia parlamentare della Repub- blica federale tedesca o il semipresi- denzialismo della Francia – per citarne soltanto alcuni – presentano distribu- zioni del potere, processi politici e configurazioni istituzionali che differiscono tra loro. Eppure, tutte sono democrazie stabili. Nonostante differenze nelle strutture organizzative, condividono i principi fondamentali che caratterizzano un sistema democratico: in primo luogo, elezioni libere ed eque, accompagnate dalla libertà di associazione e di informazione. In secondo luogo, lo Stato di diritto, la separazione dei poteri e la garanzia delle libertà civili. Il terzo elemento è la partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini – non soltanto attraverso le elezioni, ma anche tramite organizzazioni della società civile, realtà locali e strumenti di democrazia diretta, come le iniziative popolari e i referendum. Non da ultimo, quello che distingue le democrazie è anche la capacità di promuovere il bene comune, realizzare l’uguaglianza politica e sociale e garantire l’accesso al potere,
alle risorse e alle libertà. Nel 2024, l’istitu- to V-Dem, che conduce uno dei progetti di ricerca empirica sulla democrazia più completi e consolidati a livello internazio- nale, ha attribuito una valutazione molto buona alla qualità della democrazia svizzera (Nord et al., 2025, pag. 14).
Desta tuttavia preoccupazione che i sistemi democratici nel mondo tendono a diminuire, mentre quelli autocratici ad aumentare. Nel suo rapporto, l’istituto V-Dem parla già di una terza ondata di
«autocratizzazione»: nel 2024 soltanto il 12 per cento circa della popolazione mondiale viveva in democrazie, mentre il 72 per cento circa viveva in regimi auto- cratici. Per la prima volta, il rapporto regi- stra un numero maggiore di sistemi auto- cratici (91) rispetto a quelli democratici (88; ibid., pag. 12).
La democrazia non è neutrale
È importante sottolineare questo nesso, perché i sistemi democratici si basano su valori che hanno come obiettivo di realizzare l’uguaglianza sociale e politica e contrastare l’esclusione delle persone dalla comunità politica e sociale. La dignità della persona e l’uguaglianza politica fanno parte delle «promesse centrali della democrazia», come le definisce Hubertus Buchstein: si tratta del reciproco riconoscimento di tutti gli esseri umani come uguali e liberi, finalizzato a garantire pari opportunità e un’attuazione della dignità umana e dei diritti fondamentali che ne conseguono.
Questo implica assicurare attivamente a tutte le persone, indipendentemente dalle loro caratteristiche individuali, l’accesso al riconoscimento e all’uguaglianza politica. Si tratta di una delle principali conquiste di civilizzazione, risultato di un lungo processo di evoluzione sociale.
Altri valori fondamentali della democra- zia sono la libertà e la giustizia, scaturite da secoli di conflitti, scontri e dibattiti. La loro realizzazione è discontinua e non uniforme e può anche subire battute d’arresto. In quanto società plurali- stiche, le democrazie non conoscono una «definizione» univoca dei valori. Si tratta piuttosto di una comprensione di base comune, condivisa, che va costantemente discussa e anche reinterpretata. Tuttavia, i valori restano linee guida che fungono da orientamento per gli individui, le istituzioni e i processi sociali (Göke, 2015).
Nelle democrazie la dignità della persona, che trova il suo corrispettivo giuridico nella garanzia dei diritti umani, costitu- isce il fulcro, la base e il fine ultimo del dibattito sui valori. Dopo la catastrofe dei due conflitti mondiali del XX secolo, il valore della dignità umana è assurto a principio guida anche a livello internazio- nale grazie alla Dichiarazione universale dei diritti umani proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Per questo motivo, viene considerata un «meta-valore» (Reheis, 1999, pag. 72).
Nelle democrazie, la dignità umana costituisce il fulcro, la base e il fine ultimo del dibattito sui valori.
Nella Costituzione federale svizzera, la dignità umana è posta all’inizio del secondo titolo, dedicato ai diritti fondamentali, ai diritti civici e agli obiettivi sociali. L’articolo 7 recita: «La dignità della persona va rispettata e protetta». Dai valori derivano quindi direttamente una serie di norme e indicazioni operative concrete. In tal modo i valori non rappresentano soltanto idee politiche non vincolanti, bensì costi- tuiscono le basi per la vita del singolo individuo, per la convivenza sociale e per la legittimità e qualità dell’ordinamento statale (Detjen, 2009, pag. 9).
Sotto questo aspetto, la democrazia non è neutrale, ma diventa custode dei valori, con la responsabilità di tenere vivo il dibattito e il confronto su di essi, sulla loro interpretazione ed evoluzione e sulle norme che ne conseguono. Valori e norme sono intrecciati alle istituzioni e ai processi democratici; costituisco- no il fondamento dell’agire dello Stato nelle democrazie. Le istituzioni statali, i parlamenti, i governi e gli esecutivi hanno pertanto il compito attivo di garantire elezioni libere, eque, in cui sia rispettato il segreto elettorale – questo è soltanto uno degli esempi di valori integrati nei processi democratici.
Perseverare con pragmatismo L’importanza del meta-valore della dignità umana per tutte le persone e l’obiettivo dell’uguaglianza politica che ne deriva si traducono in un compito attivo: perseguire e attuare con il massimo rigore il rispetto dei valori. Sul piano giuridico, questo compito è sovente sancito in norme che vietano esplicitamente la discriminazione, come è il caso nella Costituzione federale svizzera. Consapevole che nella realtà sociale il principio di uguaglianza viene violato, il legisla- tore ha posto in evidenza determinate caratteristiche che rappresentano spesso un motivo di discriminazione, come il genere, l’orientamento sessuale, l’età, l’appartenenza religiosa o la «razza». L’articolo 8 della Costituzione federale sancisce pertanto l’uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge e, nel secondo capoverso, il divieto di discriminazione: «Nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell’origine, della razza, del sesso, dell’età, della lingua, della posizione sociale, del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche, e di menomazioni fisiche, mentali o psichiche».
Il razzismo rappresenta una violazione fondamentale della dignità umana che lo Stato democratico, in virtù dei suoi valori, è tenuto a contrastare attivamente lottando contro la discriminazione. È quindi essenziale opporsi alle voci che ripetutamente relativizzano questo compito, affermando che nell’attuazione di valori come la dignità umana vi è comunque una discrepanza tra aspirazioni e realtà. Proprio per questo è importante evidenziare anche i limiti delle concezioni di ordinamento democratico – sempre con l’obiettivo di combatte- re il razzismo in modo attivo all’interno della comunità democratica. La democrazia, d’altronde, non si fonda soltanto sull’agire dello Stato, ma anche su valori quali moralità e civiltà. Valori che crescono certamente nella sfera privata, ma che devono trovare espressione e cura nella società civile, nell’azione pubblica e anche nel mondo economico.
La discrepanza tra aspirazioni e realtà non solleva gli attori statali, sociali o privati dalla responsabilità di colmare le lacune. I valori fungono da principi guida per tutte le cittadine e tutti i cittadini e vanno attuati attraverso le norme.
Allo stesso tempo, lo Stato non può e non deve interferire in qualsiasi ambito della vita, anche nell’interesse stesso delle cittadine e dei cittadini. È per questo che gli sforzi intrapresi restano sovente al di sotto dei requisiti normativi. Ed è per questo che si invita alla cautela per quanto riguarda le aspettative ecces- sivamente elevate nei confronti delle democrazie e di quello che sono capaci di fare (Brodocz/Llanque/Schaal 2008).
Questo invito alla cautela non è da inten- dersi come invito all’inazione, bensì come appello alla perseveranza pragmatica e alla responsabilità di tutti. Il razzismo è una forma di discriminazione che trasfor- ma gli individui in «altri», sulla base della loro provenienza, del loro nome o della loro lingua; il razzismo discrimina, esclude, denigra. Come emerge dal monitorag- gio del Servizio per la lotta al razzismo, nel 2024 il 17 per cento della popolazione residente in Svizzera ha affermato di essere stato vittima di discriminazione razziale negli ultimi cinque anni. La consapevolezza e la disponibilità a riflettere sul fatto che il razzismo non sia soltanto una questione «individuale», ma anche strutturale, sta crescendo soltanto lentamente. Questa riflessione è doverosa per le società democrati- che che intendono prendere sul serio il proprio sistema di valori.
Il razzismo non colpisce soltanto gli «altri», colpisce la dignità di tutti noi.
L’agenda politica e sociale in materia è lunga: servono risorse, personale e fondi per il lavoro di lotta contro il razzismo, l’educazione ai diritti umani, riflessioni su nomi di strade dedicate a personalità
«meritevoli» ma razziste, analisi di testi musicali o rappresentazioni in film.
In un contesto segnato dalla crescente diffusione di sistemi autoritari – anche in Europa – il tema del razzismo non è soltanto un’«agenda quantitativa», sulla quale spuntare, uno dopo l’altro, i sotto- temi trattati. Sostanzialmente, si tratta di comprendere che sotto attacco si trova un elemento centrale che qualifica i sistemi democratici: la promessa della dignità umana, dei diritti umani e dell’uguaglianza politica. Il razzismo non colpisce soltanto gli «altri», colpisce la dignità di tutti noi.