TANGRAM 40

Vivere nel sospetto generale

Sintesi dell'articolo
«Leben unter Generalverdacht. Muslime stehen unter ständigem Zwang der Rechtfertigung» (tedesco)

Autori

Martin Baumann è professore di scienza delle religioni e prorettore della facoltà di ricerca dell’Università di Lucerna.
martin.baumann@unilu.ch

Andreas Tunger-Zanetti è coordinatore del Centro di ricerca sulle religioni dell’Università di Lucerna.
andreas.tunger@unilu.ch

Gli adolescenti e i giovani adulti musulmani si sentono parte della società svizzera. L’ostilità nei loro confronti sui media e le esperienze personali negative possono però minare questo sentimento di appartenenza. Il Centro di ricerca sulle religioni dell’Università di Lucerna ha condotto negli ultimi anni diversi studi sui giovani musulmani. Nel quadro della più recente indagine intitolata «Imam, rapper, cybermuftì» gli intervistati hanno ripetutamente citato di propria iniziativa i discorsi stereotipati. Hanno inoltre detto di non sopportare più che ci si aspetti continuamente da loro che si distanzino dal terrorismo di stampo islamico. A volte è proprio l’esperienza diretta di esclusione e denigrazione sociopolitica che spinge alcuni di loro a scoprire la propria religione e a interessarsi dell’Islam. A causa dell’ostilità nei loro confronti quasi tutti i giovani adulti musulmani vedono nello Stato e nella società svizzera una sfida che affrontano adottando quattro strategie diverse. Molti relegano la loro pratica religiosa nella sfera privata e stanno attenti a non far trasparire la loro identità musulmana nei contatti con non musulmani. Altri invece si dichiarano apertamente musulmani, ma adeguano la loro pratica religiosa al contesto sociale in cui vivono. Un terzo gruppo ostenta invece la propria religione e chiede pubblicamente di poterla praticare. La quarta strategia consiste infine nel rimandare l’osservanza dei precetti e dei divieti religiosi per ripararsi così in ampia misura dal vento ostile che spira attualmente contro la comunità musulmana.