TANGRAM 45

Le teorie complottiste fomentano l’estremismo

Autor

Dirk Baier è professore alla Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), dove, all’interno del Dipartimento di lavoro sociale, dirige l’Istituto per la delinquenza e la prevenzione del crimine. Dirk.Baier@zhaw.ch

In Svizzera, nel 2018, un adulto su tre aveva una mentalità complottista. La pandemia di coronavirus non ha prodotto un aumento di tale quota, ma ha probabilmente contribuito alla radicalizzazione delle persone propense a credere a teorie complottiste.

Raramente le teorie complottiste sono state così al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica come nel periodo del coronavirus. Sono state messe in circolazione varie congetture che si riallacciano in parte a teorie già esistenti, tra l’altro di stampo antisemita: ne sono un esempio tipico l’idea che il virus della COVID-19 sia stato sviluppato in laboratorio, serva da arma biologica, sia stato diffuso per limitare la democrazia e i diritti fondamentali o venga utilizzato dal mondo degli affari per guadagnare soldi con le vaccinazioni.

Le teorie complottiste hanno un minimo comune denominatore: partono dal presupposto che all’origine di un evento sociale di vasta portata (per le catastrofi naturali, di norma non vengono sviluppate teorie del genere) vi sia un piano segreto di poche persone potenti desiderose di arricchirsi a danno della collettività. Nell’ambito della ricerca si ricorre ormai sempre più alla nozione di «mito complottista» o «narrazione complottista» per sottolineare che tali congetture non hanno nulla a che vedere con il metodo scientifico, fondato sulla verificabilità empirica e sulla possibilità di confutazione.

Le persone che credono a narrazioni complottiste denotano una mentalità complottista, che, secondo Imhof, consiste in un «atteggiamento politico» secondo il quale il mondo è governato da «piani e accordi escogitati in segreto». Si tratta di una caratteristica della personalità più o meno stabile che può essere misurata tramite sondaggi. Di seguito si indagherà in che misura una tale mentalità è correlata all’assunzione di posizioni estremiste.

La logica amico-nemico

Le narrazioni complottiste acquisiscono maggiore risonanza soprattutto nei periodi di crisi. Le persone cercano di trovare una spiegazione agli eventi che accadono, e per molti è ad esempio inconcepibile che una pandemia nasca per caso. La casualità viene avversata, perché una spiegazione basata su di essa implica che quanto accade non è controllabile. Una mentalità complottista aiuta a riacquistare certezze in periodi di perdita di controllo.

A prima vista, rifugiarsi in narrazioni complottiste che danno sicurezza potrebbe sembrare un fenomeno non problematico e addirittura funzionale sotto vari aspetti: tali narrazioni aiutano, infatti, a dare un senso alla contingenza degli eventi sociali, a limitare la complessità dei cambiamenti in atto e a rinsaldare l’identità e il senso di comunità, dato che il fatto di credervi è spesso condiviso con altre persone.

A uno sguardo più attento, però, le narrazioni complottiste presentano una struttura affine a quella degli orientamenti estremisti. Ricorrono a dicotomie che includono una logica amico-nemico: determinati gruppi o persone vengono dichiarati artefici di un evento ed eretti a nemico. Il racconto che la pandemia è stata diffusa di proposito dalla Cina implica porre l’accento sulla differenza tra la popolazione locale e quella asiatica, il che legittima e di conseguenza accresce il numero di reati d’odio contro quest’ultima. Pensare secondo una logica amico-nemico costituisce un passaggio cruciale verso lo svilimento del nemico e la legittimazione della violenza nei suoi confronti. Nelle teorie complottiste è dunque in parte insita l’approvazione della violenza, che, quando l’immagine del nemico coincide con quella di determinati estremismi, può anche sfociare nell’estremismo violento.

Vengono comunemente definite «estremiste» le posizioni che rifiutano la democrazia costituzionale e i suoi valori e diritti fondanti e mirano al suo rovesciamento, anche con il ricorso alla forza. Ogni ideologia estremista aspira a un determinato modello di organizzazione sociale e distingue nettamente tra amici e nemici. Quando le narrazioni complottiste incolpano gli asiatici, gli stranieri in generale o gli ebrei della pandemia di coronavirus, vi è una sovrapposizione con le categorie prese di mira dall’estrema destra, mentre quando sul banco degli accusati finiscono gli uomini d’affari che operano su scala globale, vi è una convergenza con l’estrema sinistra anticapitalista. È dunque lecito attendersi che le persone di mentalità complottista siano anche inclini a nutrire simpatie per posizioni di estrema destra o di estrema sinistra.

Gli studi scientifici in materia confermano tale ipotesi. Sulla base di un’indagine condotta in Svezia, Krouwel et al. individuano una correlazione tra posizioni politiche estremiste (sia di destra che di sinistra) e mentalità complottiste. Fondandosi su un sondaggio rappresentativo effettuato in Germania, anche Rottweiler e Gill confermano che le persone propense al cospirazionismo sono maggiormente favorevoli alla violenza estremista. Riprendendo le parole di Lamberty, si può quindi concludere che si ravvisano «primi indizi sul ruolo delle teorie complottiste nei processi di radicalizzazione», ma che al tempo stesso «le evidenze empiriche […] sono ancora lungi dall’essere soddisfacenti».

Studi relativi alla Svizzera

Per quanto riguarda la Svizzera, Baier e Manzoni, basandosi su un sondaggio rappresentativo condotto nel 2018, hanno presentato primi risultati in merito alla diffusione di mentalità complottiste tra la popolazione svizzera e alla loro correlazione con posizioni estremiste. A tale riguardo emergono due dati degni di nota: la quota di adulti con una mentalità complottista è pari al 35,9 per cento, una percentuale non particolarmente elevata se si considera che Rees e Lamberty giungono a risultati simili per la Germania (38,5 % del campione di interpellati favorevole a teorie complottiste). In secondo luogo, l’esame di Baier e Manzoni conferma una correlazione medio-alta tra mentalità complottista e atteggiamenti estremisti. Queste analisi tuttavia non distinguono tra orientamenti di estrema sinistra e di estrema destra.

Per approfondire la questione, di seguito si farà riferimento a un sondaggio rappresentativo realizzato a fine maggio/inizio giugno 2021 a livello svizzero tra le persone di età compresa tra 16 e 79 anni, condotto online mediante il panel LINK. Il tasso di risposta tra i 3010 interpellati è stato pari al 16,1 per cento. Grazie a un’operazione di ponderazione, il campione è rappresentativo della popolazione svizzera per quanto riguarda la ripartizione per sesso e per età (49,1 % di interpellati di sesso femminile; 35,7 % degli interpellati di età compresa tra 16 e 36 anni, 21,7 % di età compresa tra 59 e 79 anni).

La mentalità complottista è stata misurata in base al grado di approvazione (da 1, «assolutamente falso», a 6, «assolutamente corretto») delle seguenti tre affermazioni: «la maggior parte delle persone non è consapevole della misura in cui le nostre vite sono determinate da cospirazioni ordite in segreto»; «esistono organizzazioni segrete che influiscono fortemente sulle decisioni politiche»; «i politici e altre figure leader sono soltanto marionette nelle mani dei veri potenti».

Siccome le risposte alle tre domande sono strettamente legate, è stato possibile determinare un valore medio. Gli interpellati con un valore medio superiore a 3,5 sono stati classificati come favorevoli. Come si evince dalla tabella 1, la loro quota è pari al 27,1 per cento, una percentuale quindi leggermente inferiore a quella del sondaggio del 2018. Sembra dunque che non vi sia stato un aumento delle persone con una mentalità complottista. La pandemia di coronavirus e l’attenzione mediatica per le teorie cospirazioniste hanno probabilmente allontanato alcuni da tali visioni del mondo, mentre altri continuano a credervi, magari in modo ancora più convinto di prima. La pandemia potrebbe quindi aver contribuito alla radicalizzazione delle persone con una mentalità complottista, un’ipotesi che però non è possibile suffragare con i dati disponibili. Fondandosi su un campione tedesco, Lamberty e Rees confermano che la pandemia di coronavirus probabilmente non ha aumentato la quota di persone propense al cospirazionismo. «Può tuttavia essere che le narrazioni complottiste abbiamo rafforzato la presa su taluni gruppi e influito maggiormente sul loro operato».

Tabella 1: Quota di interpellati con una mentalità complottista (in %, dati ponderati)

La tabella 1 illustra inoltre la condivisione di una mentalità complottista per i gruppi sociodemografici per i quali l’indagine del 2021 ha evidenziato differenze significative. Non figurano invece disaggregazioni in base al sesso, all’età e alla provenienza (Svizzera o retroterra migratorio), in quanto per queste sottocategorie non sono emerse differenze di rilievo. Il livello di istruzione risulta per contro una discriminante importante: tra gli interpellati con una formazione terziaria, il tasso di approvazione è pari appena al 22,7 per cento, contro il 41,8 per cento tra le persone con un basso livello di istruzione (scuola dell’obbligo). Emergono anche differenze regionali: la propensione a credere a narrazioni cospirazioniste è infatti maggiore nella Svizzera italiana. Inoltre si registra un’adesione nettamente superiore tra le persone disoccupate o che percepiscono indennità di disoccupazione o prestazioni di aiuto sociale, che tra coloro che non beneficiano di simili prestazioni dello Stato. Nelle aree rurali, la quota di approvazione è leggermente superiore a quella nelle aree urbane.

Oltre che sulla mentalità complottista, l’indagine si è anche soffermata sull’approvazione di orientamenti di estrema sinistra ed estrema destra. I primi sono stati misurati con affermazioni del tipo «non abbiamo bisogno di uno Stato o di partiti; siamo perfettamente in grado di governarci da soli» o «potremo essere veramente liberi soltanto quando lo Stato sarà stato completamente abolito»; i secondi con sei affermazioni tra cui «la Svizzera dovrebbe appartenere soltanto agli svizzeri che vivono qui da parecchie generazioni», «ai musulmani in Svizzera dovrebbe essere vietata qualsiasi forma di pratica religiosa» e «in Svizzera vivono troppi stranieri».

Figura 1: correlazioni tra mentalità complottista e orientamenti di estrema sinistra/destra (in %, dati ponderati)

La figura 1 mostra la correlazione tra mentalità complottiste e orientamenti estremisti. I risultati sono presentati sia per l’insieme degli interpellati sia per una loro sottocategoria. Siccome la tabella 1 mostra differenze significative in base alla tipologia di intervistati, le diverse caratteristiche sono state mantenute costanti, in quanto sono eventualmente legate agli orientamenti in questione. Poiché i valori indicati nella parte destra della figura 1, riferiti agli interpellati con un livello di istruzione medio, residenti nella Svizzera tedesca e francese e che non beneficiano di prestazioni di trasferimento dello Stato, sostanzialmente coincidono con i dati generali della parte sinistra, di seguito si farà riferimento solamente ai risultati relativi al campione generale.

Dai dati generali emerge che il tasso di adesione agli orientamenti di estrema sinistra, pari al 3,9 per cento, risulta più basso di quello per le posizioni di estrema destra (20,8 %). Va sottolineato, comunque, che un paragone diretto è possibile solo in parte, dato che le singole affermazioni utilizzate nell’indagine riguardano aspetti diversi. Più importante dei tassi di approvazione risulta pertanto il paragone tra gli interpellati con e senza una mentalità complottista. I risultati parlano chiaro: gli interpellati che credono alle narrazioni cospirazioniste sono molto più inclini a posizioni estremiste di quelli che non le condividono. Ciò vale sia per gli orientamenti di estrema sinistra che per quelli di estrema destra (le relative correlazioni sono rispettivamente pari a .36 e .43 e risultano solo leggermente superiori per gli orientamenti di estrema destra). Benché tali dati non permettano di dimostrare un nesso causale, è nondimeno lecito affermare che una mentalità complottista costituisce un fattore di rischio per l’assunzione di posizioni estremiste, sia di sinistra che di destra. Siccome gli studi di psicologia sociale attestano una correlazione tra orientamenti e comportamenti, si può concludere che una mentalità complottista accresce anche il rischio di comportamenti estremisti.

Contromisure: un difficile esercizio di equilibrismo

Considerando le narrazioni citate in precedenza, relative alla pandemia di coronavirus, le teorie complottiste possono a volte apparire ridicole. Le loro conseguenze, però, non lo sono affatto, come attesta l’appena ricordata correlazione con posizioni di estrema sinistra ed estrema destra. Queste teorie minano per certi versi il sistema democratico, in quanto rafforzano i movimenti che vorrebbero abolirlo. Nel contempo, la possibilità di mettere in discussione le spiegazioni correnti dei principali eventi sociali costituisce un elemento costitutivo della democrazia: un «sano scetticismo» nei confronti di autorità e istituzioni nelle democrazie non è soltanto tollerato, ma addirittura auspicato. L’esistenza e la diffusione di teorie cospirazioniste sono espressioni della libertà di pensiero concessa dalle democrazie: l’adozione di contromisure costituisce pertanto un difficile esercizio di equilibrismo che non può limitare oltremisura la libertà.

Alla luce di queste premesse, proporre una strategia contro le teorie cospirazioniste non è facile. Al tempo stesso occorre agire, se si considera che oltre un quarto della popolazione svizzera risulta incline a una mentalità complottista. Eventuali interventi dovrebbero concentrarsi tra l’altro sui seguenti aspetti:

  • Rafforzare sin dalla giovane età le competenze individuali per quanto concerne l’elaborazione di informazioni, ad esempio nelle scuole (chiedere le fonti alla base delle affermazioni, analizzarle in modo critico e controllarle approfonditamente).
  • Mettere in evidenza gli interessi dei promotori di teorie del complotto, che in parte traggono beneficio dalla loro diffusione (p. es. vendita di libri, di abbonamenti a eventi sui social media o di prodotti ed equipaggiamenti per survivalisti).
  • Obbligare i gestori di social media a bloccare la diffusione di contenuti che denigrano determinati gruppi della popolazione o esaltano la violenza.
  • Promuovere campagne di informazione, ad esempio mediante la verifica dei fatti.
  • Mostrare coraggio civile, in particolare se queste teorie circolano all’interno della propria cerchia sociale. Non confutare queste teorie equivale più o meno ad approvarle.

Bibliografia:
Baier, D., Manzoni, P. (2020). Verschwörungsmentalität und Extremismus – Befunde aus Befragungsstudien in der Schweiz. Monatsschrift für Kriminologie und Strafrechtsreform 103, 83-96.

Imhof, R. (2014). Fragebogen zur Erfassung von Verschwörungsmentalität – Kurzform. In: C.J. Kemper, E. Brähler, M. Zenger (Hrsg.), Psychologische und sozialwissenschaftliche Kurzskalen. Standardisierte Erhebungsinstrumente für Wissenschaft und Praxis. Berlin: Medizinisch Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft, S. 334-336.

Krouwel, A., Kutiyski, Y., van Prooijen, J.-W., Martinsson, J., Markstedt, E. (2017). Does Extreme Political Ideology Predict Conspiracy Beliefs, Economic Evaluations and Political Trust? Evidence From Sweden. Journal of Social and Political Psychology 5, 435-462.

Lamberty, P. (2017). Don’t trust anyone: Verschwörungsdenken als Radikalisierungsbeschleuiniger? Journal Exit-Deutschland. Zeitschrift für Deradikalisierung und demokratische Kultur 5, 69-77.

Lamberty, P., Rees, J.H. (2021). Gefährliche Mythen: Verschwörungserzählungen als Bedrohung für die Gesellschaft. In: Zick, A., Küpper, B. (Hrsg.), Die geforderte Mitte. Rechtsextreme und demokratiegefährdende Einstellungen in Deutschland 2020/2021. Bonn: J. H. W. Dietz, S. 283-300.

Rees, J.H., Lamberty, P. (2019). Mitreissende Wahrheiten: Verschwörungsmythen als Gefahr für den gesellschaftlichen Zusammenhalt. In: Zick, A., Küpper, B., Berghan, W. (Hrsg.), Verlorene Mitte – Feindselige Zustände. Bonn: J. H. W. Dietz, S. 203-222.

Rottweiler, B., Gill, P. (2020). Conspiracy Beliefs and Violent Extremist Intentions: The Contingent Effects of Self-efficacy, Self-control and Law-related Morality. Terrorism and Political Violence.

Tessler, H., Choi, M., Kao, G. (2020). The Anxiety of Being Asian American: Hate Crimes and Negative Biases During the COVID-19 Pandemic. American Journal of Criminal Justice 45, 636-646.