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Dina Wyler è responsabile della Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA). d.wyler@gra.ch
Quello della presunta esistenza di un’élite segreta che manipola il mondo a proprio vantaggio è un tema ricorrente nelle teorie del complotto. Ma pochi sanno che questa tesi è riconducibile ad antichi pregiudizi antisemiti.
La società moderna pullula di teorie del complotto. Ce n’è per tutti i gusti: dal falso allunaggio alle scie chimiche, senza dimenticare i «rettiliani» che vivono tra noi. Questi miti ci affascinano perché offrono un’apparente comprensione del mondo che altrimenti ci sarebbe preclusa. Inoltre, ci danno la sensazione di sapere qualcosa che gli altri sembrano non volere o non riuscire a comprendere. La scoperta di queste presunte verità contribuisce ad aumentare l’autostima e dà un sentimento di appartenenza al gruppo di chi ha «aperto gli occhi».
Tuttavia, se iniziamo a esaminare le teorie del complotto più da vicino, ci accorgiamo che, nonostante la quantità e la varietà, sono tutte riconducibili alle stesse trame di fondo. Il fulcro di molte teorie ruota intorno all’esistenza di un’élite che agisce nell’ombra e che manipola il mondo a proprio vantaggio, danneggiando deliberatamente il resto della popolazione. Non è un caso che questo elemento fondamentale si ritrovi in molte teorie cospirative. Infatti, è raro che una teoria nasca dal nulla: di solito ha origine da miti che già esistono e si adatta in funzione del nuovo contesto. Così accade che racconti simili, che ricalcano gli stessi toni, continuino a circolare nella società.
Sono però in pochi a sapere che questi racconti derivano da antichi pregiudizi antisemiti. Infatti, la credenza di una cospirazione mondiale ebraica si sviluppò già nel Medioevo, quindi molto prima della diffusione delle classiche teorie del complotto moderne. In quel periodo, la diffidenza nei confronti degli ebrei fu alimentata dall’antisemitismo basato sulla religione, che incolpava gli ebrei del tradimento di Cristo. L’immagine negativa che ne derivava servì da base per diversi miti, ad esempio la cosiddetta «accusa del sangue». Questa teoria complottista medievale sosteneva che gli ebrei uccidessero bambini cristiani per ricavarne il sangue da utilizzare per fare il pane azzimo tradizionale della Pasqua ebraica. Durante la peste che colpì l’Europa nel quattordicesimo secolo, la diffusione di tali miti risultò addirittura fatale per gli ebrei, che, accusati di aver avvelenato i pozzi, furono assassinati o espulsi, anche in Svizzera.
Con l’avvento delle scienze moderne, le teorie del complotto antisemite non diminuirono, semplicemente si adattarono al nuovo contesto sociale ed economico. La profonda diffidenza nei confronti degli ebrei non era più da ricondurre a ragioni prettamente religiose, bensì alla loro (presunta) posizione sociale. Poiché il prestito con interesse era considerato contrario al Cristianesimo da lungo tempo, molti ebrei lavoravano nel commercio di denaro. Per via della loro posizione nella società, non erano più considerati i traditori di Cristo, ma fu creato il costrutto della cospirazione mondiale ebraica moderna, basata sull’immagine dell’ebreo che manipola la finanza globale a proprio vantaggio. L’esempio più lampante di questo mito è illustrato nei «Protocolli dei Savi di Sion», un documento falso pubblicato per la prima volta in Russia nel 1903 che accusava gli ebrei di voler controllare il mondo. Il testo si diffuse rapidamente in tutto il mondo e fu impiegato dai nazisti come propaganda diffamatoria per giustificare i piani per il genocidio degli ebrei.
Anche nel contesto attuale si possono individuare pregiudizi antisemiti comuni alle prime teorie cospirative. QAnon, la più famosa teoria del complotto degli ultimi anni, sostiene l’esistenza di un’élite che si nutre del sangue di bambini raccolto con rituali satanici allo scopo di prolungare la propria vita. Questa credenza deriva direttamente dalla cosiddetta «accusa del sangue» mossa agli ebrei. Con la pandemia, anche la classica teoria del complotto antisemita del controllo mondiale ha riguadagnato terreno: recentemente il Partito degli Svizzeri di orientamento nazionale (PNOS) di estrema destra ha pubblicato alcuni estratti dei «Protocolli dei Savi di Sion» nella sua rivista «Harus»; allo stesso tempo, nelle chat su Telegram dei cosiddetti «ribelli del coronavirus», si continuano a condividere contenuti per dimostrare lo strapotere degli ebrei.
Ma chi pensa che il mito del dominio mondiale degli ebrei sia solo un fenomeno isolato che riguarda i no-vax radicali e i partiti di estrema destra, è completamente fuori strada. Che si tratti del settore immobiliare, di un nuovo accordo commerciale o delle elezioni presidenziali americane: nella sezione dei commenti, prima o poi, c’è qualcuno che vede lo zampino degli ebrei dietro al fatto di cronaca illustrato nell’articolo.
Insomma, è chiaro che la ragione alla base dell’antisemitismo, ovvero la rappresentazione degli ebrei come persone prepotenti, avide e sleali, è un terreno fertile per ogni teoria del complotto che si rispetti. Non c’è quindi da stupirsi che complottismo e antisemitismo vadano spesso a braccetto.
Nonostante le numerose analogie tra i pregiudizi antisemiti e i classici miti del complottismo, le teorie cospirative moderne non fanno quasi mai riferimento in modo esplicito agli ebrei. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che, perlomeno pubblicamente, l’antisemitismo è diventato tabù dalla fine della Seconda guerra mondiale. Eppure, questo tabù linguistico non impedisce alle persone di continuare ad avere pensieri antisemiti. Anziché dimostrarlo apertamente, si fa ricorso ad alcune parole in codice. Invece di «ebrei» si parla di «capitalisti», «cosmopoliti», «finanzieri» e «sionisti» che segretamente comandano il mondo.
Le teorie del complotto moderne rispecchiano questo codice. Solo negli ambienti più estremi si incolpano direttamente gli ebrei della pandemia. In alternativa, si fa riferimento a gruppi o individui specifici come i Rotschild, George Soros o il Mossad.
Molte persone non sono nemmeno consapevoli delle allusioni antisemite, che in alcuni casi si diffondono perfino tra il grande pubblico. Per esempio, nel 2016 la Gioventù Socialista Svizzera ha pubblicato su Facebook una caricatura per promuovere l’iniziativa contro la speculazione sulle derrate alimentari. L’abbigliamento e i tratti somatici dell’avido finanziere ritratto nell’immagine rispecchiavano lo stereotipo dell’ebreo avido e assetato di potere che sa influenzare la politica svizzera (rappresentata dall’allora consigliere federale Schneider-Amman).
Ed ecco il pericolo: se l’antisemitismo esplicito diventa tabù, la comprensione del fenomeno tende a venire meno e queste immagini subdolamente antisemite possono farsi inavvertitamente strada tra diverse fasce della popolazione. Una fiammella, una frazione di persone che nutre attivamente pensieri antisemiti, se alimentata da un flusso costante di linguaggio e immagini con connotazioni antisemite, in un batter d’occhio può trasformarsi in un incendio.
Per agevolare il riconoscimento delle espressioni con connotazioni antisemite usate nel classico gergo complottista, la GRA ha pubblicato un glossario online che spiega l’origine dei termini. Qui di seguito sono riportati alcuni estratti:
«Sostituzione etnica»: il concetto indica una teoria del complotto che circola negli ambienti di estrema destra secondo cui un’élite segreta, guidata dagli ebrei, punterebbe a sostituire la popolazione caucasica occidentale con gli immigrati.
«Cosmopolita»: il termine, in tedesco, ha assunto una connotazione positiva durante l’Illuminismo. Sotto l’Unione Sovietica di Stalin, invece, il cosmopolitismo era considerato un’accusa rivolta contro gli ebrei, che il regime incolpava di «cospirazione antisocialista».
«Rothschild»: il cognome appartiene a una famiglia ebreo-tedesca che nel diciannovesimo secolo faceva parte dei finanzieri più influenti d’Europa. Oggi si usa spesso come nome in codice per indicare il presunto dominio degli ebrei sulla finanza mondiale.
«Soros»: è il cognome dell’investitore e filantropo George Soros. A causa delle sue origini ebree, del suo successo nel settore finanziario e del suo impegno su scala mondiale, viene usato come nome in codice per innumerevoli teorie del complotto basate sulla tradizione antisemita.
Link al glossario (in tedesco) :
https://www.gra.ch/bildung/glossar/