TANGRAM 42

Promozione dell’integrazione e lotta al razzismo: davvero due facce della stessa medaglia?

Sintesi dell'articolo
«Widersprüchliche Realität» (tedesco)

Autor

Michael Bischof è responsabile supplente del servizio di promozione dell’integrazione della Città di Zurigo. michael.bischof@zuerich.ch

Chi vuole promuovere l’integrazione deve allo stesso tempo abbattere le barriere che la impediscono. Su questo sono tutti d’accordo. La realtà, tuttavia, è più complessa: talvolta, infatti, lavoro d’integrazione e lotta alla discriminazione sono potenzialmente conflittuali. Nella prassi, i legami tra politica d’integrazione e politica della migrazione possono essere problematici per la lotta alla discriminazione. Le strutture ordinarie, per esempio le autorità dello stato civile, si trovano tra l’incudine dell’apertura interculturale richiesta dalla politica d’integrazione e il martello dei controlli che devono eseguire in ossequio alla politica della migrazione. I servizi d’integrazione devono calibrare il loro lavoro contro la discriminazione tenendo conto di queste contraddizioni. Ogni istituzione deve sempre badare a non superare il confine tra promozione dell’integrazione e assimilazione coatta. Il lavoro d’integrazione non dovrebbe mai perdere di vista il problema della discriminazione, soprattutto quando l’integrazione diventa un parametro per sanzioni statali.

Per combattere la discriminazione promuovendo al contempo l’integrazione è fondamentale considerare il punto di vista dei diretti interessati. Ma proprio questa necessità si scontra quotidianamente con fortissime resistenze. Eppure, declassare le esperienze di discriminazione a fatti privati o percezioni soggettive è pregiudizievole per l’integrazione. Nei rapporti con le strutture ordinarie, molti servizi d’integrazione praticano un intelligente pragmatismo presentando loro la lotta alla discriminazione sotto forma di concetti positivi come «tolleranza», «diversità», «apertura interculturale» o «attenzione alle esigenze del cliente». Ma finché non se ne parlerà apertamente, il problema del razzismo resterà bandito dal lavoro d’integrazione.