Sintesi dell'articolo
«Mehrheitsgesellschaft in der Pflicht» (tedesco)
Autor
Stefan Heinichen è membro della CFR ed esperto per sinti e rom.
stefan.heinichen@kath-winterthur.ch
A causa dei pregiudizi correnti, per molti sinti e rom è difficile ammettere la propria origine. Meglio tacere e nasconderla. Del resto, a chi piacerebbe essere associato a «miseria», «immigrati della povertà» o «clan criminali»? Questo comportamento è ancora diffuso anche tra le giovani generazioni. Sebbene si sentano svizzeri e siano ormai radicati nel nostro Paese, i giovani rom hanno paura di perdere gli amici e il lavoro e di giocarsi le possibilità di carriera se si venisse a sapere da dove vengono. In Svizzera il razzismo quotidiano è sotterraneo. E per chi lo ha vissuto sulla propria pelle parlarne è ancora più difficile che rivelare la propria origine. Dai genitori hanno imparato che è una cosa normale. Per questo chi ha subìto episodi razzisti fa fatica a rivolgersi ai servizi competenti. C’è ancora molto lavoro d’informazione da fare. Naturalmente ci sono eccezioni. Soprattutto giovani rom e sinti vogliono abbandonare il ruolo di vittima. Chiedono di avere gli stessi diritti degli altri cittadini senza dover rinnegare la propria origine.
L’integrazione delle minoranze è un dovere che incombe in primo luogo alle maggioranze. Stereotipi come quelli sui rom devono sparire dalle menti. Altrimenti si corre il rischio di non riconoscere come tali forme di razzismo o addirittura di propagarle inconsciamente. Una politica d’integrazione degna di questo nome deve promuovere l’incontro tra le parti. Soltanto così il razzismo può essere combattuto efficacemente. Chiamare le cose col proprio nome invece di minimizzarle è la partita più difficile della lotta al razzismo.