TANGRAM 41

Federazioni e organizzazioni sportive di fronte al razzismo

Sintesi dell'articolo
«Fédérations et organisations sportives face au racisme - Comment empoignent-elles le problème ?» (francese)

Autor

Jean-Loup Chappelet è professore all’Istituto di studi superiori in amministrazione pubblica di Losanna (IDHEAP).
jean-loup.chappelet@unil.ch

Le federazioni sportive utilizzano le competizioni internazionali per promuovere ufficialmente la non-discriminazione tra gli atleti. Tuttavia c’è ancora del lavoro da fare. Questi eventi sportivi sono da sempre teatro di episodi di razzismo e, complice la crescente diffusione mediatica, sono anche diventati un terreno di rivendicazione politica e talvolta sono stati occasione di protesta contro il razzismo.

In parallelo, in Europa si è sviluppato un razzismo latente tra certi spettatori, soprattutto nel calcio. Cori razzisti, striscioni di insulti e versi delle scimmie si sono moltiplicati. Per rispondere all’emergenza, nel 1985 il Consiglio d’Europa ha adottato un trattato, modificato poi nel 2016, per lottare contro questo tipo di violenza. Diversi Paesi hanno inoltre varato leggi specifiche contro l’hooliganismo.

Le organizzazioni calcistiche sono preoccupate da queste derive, ma non possono fare altro che pronunciare sanzioni sportive. Chiedono agli Stati di intervenire penalmente e condannare i tifosi colpevoli, ma ricorrono anche alla prevenzione (rete FARE, programma Respect dell’UEFA).

La lotta al razzismo è un elemento fondamentale della lotta per l’integrità e contro la corruzione nello sport e rientra nelle responsabilità delle organizzazioni sportive, delle loro emittenti e dei loro sponsor. Del resto è diventata vitale per mantenere i finanziamenti degli sponsor e, in generale, preservare i benefici dello sport, giustificandone così il sostegno da parte dei poteri pubblici.