TANGRAM 38

Primi passi verso un migliore accesso al diritto

Sintesi dell'articolo
«Erste Schritte für besseren Zugang zum Recht. Der Bericht über das Recht auf Schutz vor Diskriminierung und seine Folgen» (tedesco)

Autor

Martin Naef è giurista e consigliere nazionale socialista.
martin.naef@parl.ch

Quattro anni dopo l’adozione di un postulato che chiedeva al Consiglio federale un rapporto sul diritto in materia di protezione dalla discriminazione, il bilancio è in chiaroscuro: anche se continuano a mancare strumenti davvero incisivi, vi sono comunque segnali che giustificano un cauto ottimismo.

Il motivo all’origine del postulato, depositato in Consiglio nazionale e da questo adottato nel 2012, era la constatazione che mancavano dati scientifici sull’efficacia degli strumenti giuridici per la tutela dalla discriminazione. Incaricato dal Consiglio federale, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani (CSDU) ha realizzato uno studio sul tema che fornisce per la prima volta un’analisi completa della realtà giuridica e della necessità d’intervento nell’ambito della protezione dalla discriminazione. Nonostante rinuncino (purtroppo) a chiedere una legge generale contro la discriminazione, gli autori formulano diverse raccomandazioni chiare e in parte anche coraggiose, riguardanti sia integrazioni puntuali dell’ordinamento giuridico sia misure di carattere sociale.

Nel suo rapporto, il Consiglio federale ha ripreso alcune di queste raccomandazioni, tralasciando però i punti più importanti. Benché riconosca le lacune presenti nel diritto privato, rinuncia a intervenire proprio in quest’ambito. Glissa anche su altri aspetti fondamentali evidenziati dal CSDU, come l’alleggerimento dell’onere probatorio o l’ampliamento del settore di protezione. Dove invece dimostra una maggiore apertura è sull’estensione del diritto in materia di azioni collettive e sulla riduzione delle spese processuali nella procedura civile. In conclusione, è sconfortante e contraddittorio che le lacune nella tutela dalla discriminazione siano riconosciute quasi all’unanimità ma si rinunci a colmarle. Ne consegue che la richiesta di riforme legislative rimane compito del Parlamento e delle organizzazioni che lottano contro la discriminazione.