Sintesi dell'articolo
«Face à la discrimination, porter son cas en justice. Exemple» (francese)
Autore
L’avvocato Adola Fofana è mediatore al Centro d’ascolto contro il razzismo di Ginevra.
fofana.law@citycable.ch
Che cosa significa concretamente l’accesso alla giustizia in caso di discriminazione razziale? Lo illustriamo attraverso un caso trattato dal Centro d’ascolto contro il razzismo (C-ECR) di Ginevra.
La persona che si rivolge al C-ECR è una svizzera di origine haitiana che lavora come animatrice in uno stabilimento medico-sociale di Ginevra. Un suo collega che ha il compito di leggere i giornali ai degenti (un cosiddetto «lettore») la provoca imitando le scimmie e moltiplica le battute razziste nei suoi confronti. Non sopporta di ricevere ordini da lei. La donna tenta più volte di segnalare il caso ai superiori gerarchici e riesce a ottenere che sia fissata una riunione, che però continua a essere rimandata.
Quando la riunione ha finalmente luogo, il lettore non nega i fatti e viene redarguito. Il direttore definisce inammissibile il suo comportamento, ma non manca di rilevare la «buona» qualità del suo lavoro. Per regolare la questione delle battute razziste, si decide di far valutare il lettore dalla persona che lo aveva collocato nell’istituto. Non gli è però richiesto di scusarsi né lui l’ha fatto di propria iniziativa. Insoddisfatta del risultato, l’animatrice si rivolge al C-ECR, che l’aiuta gratuitamente a redigere una querela.
In generale, la difficoltà principale sta nel comprovare i fatti denunciati. Un ulteriore ostacolo può essere costituito dalla durata della procedura. Nel nostro esempio, la soluzione del caso ha richiesto circa un anno.