TANGRAM 36

Internet non è un porto franco dove tutto è permesso

Sintesi dell'articolo
«Ich bin 16 Jahre alt … und ich kann etwas bewirken.» (tedesco)

Autore

Giulia Brogini è responsabile della Commissione federale contro il razzismo CFR dall’ottobre del 2014.
giulia.brogini@gs-edi.admin.ch

La crescente permeabilità dei confini tra i diversi ambiti della vita – per esempio tra il lavoro e il tempo libero – si ripercuote inevitabilmente sulla nostra quotidianità e quindi anche sul nostro modo di utilizzare i media e di comunicare. La distinzione giuridica tra pubblico e privato, che nel caso della norma contro la discriminazione razziale (Art. 261bis) del Codice penale (CP) negli ultimi anni è andata sempre più precisandosi, nella percezione soggettiva è invece troppo spesso ancora assai sfuocata.

Nell’estate e nell’autunno del 2015, la CFR è stata interpellata con particolare frequenza sull’istigazione al razzismo e su commenti discriminatori in Internet. Molti dei casi segnalati erano frutto dell’infondata convinzione che la libertà d’espressione non abbia limiti. Proprio per combattere questo fenomeno e sensibilizzare al tema del comportamento sui media sociali, nel 2015 la CFR ha condotto la campagna «Svizzera variopinta». Supportati dalla CFR, per cinque mesi adolescenti, giovani adulti e altre persone interessate di tutto il Paese hanno dato vita con diverse forme espressive (testi, fotografie, video) a una pagina Facebook. La campagna aveva lo scopo di mobilitare soprattutto i giovani nella propagazione di controideali positivi quale forma di lotta concreta all’istigazione all’odio su Internet e nei media sociali.

La CFR l’ha ripetuto ogni qual volta ha potuto: «L’istigazione on-line al razzismo e alla discriminazione razziale è punibile alla stessa stregua di quella off-line». I commenti razzisti in Internet non devono essere accettati supinamente, ma possono essere perseguiti penalmente o più semplicemente disinnescati con repliche fantasiose e costruttive.