Sintesi dell'articolo
«L’expert : « Le racisme est avant tout un problème d’éducation » (francese)
Anche se costantemente denunciato e sanzionato penalmente, il razzismo non sembra perdere terreno, nemmeno tra i giovani, che dovrebbero essere i più adatti ad arginarlo. Tutta colpa di Internet? Troppo comodo. Internet non fa che riportare i pensieri degli utenti e le reti sociali esistono già da secoli. È vero che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione danno molta visibilità, ma limitarsi a regolamentare in senso restrittivo la pubblicabilità dei contenuti equivarrebbe a nascondere il problema, non a risolverlo.
Una delle principali cause del razzismo (come di altri fenomeni, p. es. l’omofobia) è il rifiuto della differenza, cioè la paura del diverso che non si riesce a capire (o da cui si teme di essere scalzati) e che si tende perciò a disprezzare e ad escludere. D’altra parte, se si è stati educati secondo un modello di società definito o percepito come IL modello, è difficile accettarne altri.
In ultima analisi, il razzismo è quindi un problema di educazione e concerne soprattutto gli educatori. È dunque sull’educazione che si deve puntare. Ma come dev’essere l’educazione di domani? Innanzitutto, anche gli educatori devono conoscere le tecnologie moderne. E per combattere la mancanza di differenziazione da cui traggono linfa i sentimenti razzisti, è essenziale acuire il senso critico degli allievi.
In rete, il principale vettore delle informazioni è l’emozione: imparare a mantenere una certa distanza critica può permettere di frenare le dinamiche emozionali negative. Un progetto pedagogico interessante potrebbe essere l’allestimento di una sorta di wikipedia degli stereotipi culturali e religiosi. I partecipanti potrebbero così aprirsi spontaneamente ad altre culture ed essere essi stessi a prescrivere i valori che si vogliono insegnar loro.
Inoltre, tutti gli istituti educativi dovrebbero dotarsi di una carta per l’utilizzazione dei media sociali, con raccomandazioni e una descrizione del contesto legale, che tocchi anche il problema del razzismo. La carta dovrebbe essere elaborata in comune da insegnanti e allievi (secondo modelli collaborativi e di educazione tra pari). La scuola Moser di Ginevra ne ha già allestita una.