Commissione federale contro il razzismo CFR

 
    
 
Agosto 2022

La parola alla presidente

Come emerge dall’indagine sulla convivenza in Svizzera, condotta ogni due anni, l’8 per cento delle persone interpellate ha un atteggiamento ostile nei confronti degli ebrei e il 22 per cento approva gli stereotipi negativi su di loro. L’antisemitismo non è sparito: è importante riconoscerlo per poterlo combattere e prevenire. La Commissione federale contro il razzismo dedica pertanto un dossier tematico a questo problema. La pandemia ci ha aperto gli occhi anche su un altro aspetto: non è sparito neppure il bisogno di trovare capri espiatori quando la situazione economica, sanitaria o sociale si deteriora. E gli ebrei sono sempre stati un bersaglio facile. Nel 2020 è successo di nuovo. Le teorie del complotto, vecchie o nuove che siano, gli attacchi contro le persone e persino l’uso fuori luogo della stella ebraica ne sono segni inequivocabili. A questo si aggiunge l’amplificazione dei commenti antisemiti in Internet. Motivi sufficienti che devono indurci a restare vigili.

Martine Brunschwig Graf, presidente della CFR

 

Dossier tematico sull’antisemitismo

È disponibile un dossier tematico sull’antisemitismo che può essere scaricato o ordinato online.

Che dire dell’antisemitismo nel nostro Paese? Certamente che non è sparito. Anche se i circa 18 000 ebrei che vivono in Svizzera sono raramente vittima di atti violenti di antisemitismo, molti di loro sono oggetto di altre forme di ostilità o pregiudizi, in particolare di discorsi d’odio, in aumento sui social media. Teorie del complotto e fake news danno un’immagine distorta e negativa degli ebrei.   |   Leggi di più

 

SULLO STESSO TEMA

Ricordare per tenere viva la memoria

Durante la Seconda guerra mondiale, migliaia di persone in cerca di protezione sono state respinte alle frontiere svizzere perché, apparentemente, la barca era piena. Molte altre sono state espulse. Tra le vittime perseguitate, internate e deportate dai nazionalsocialisti c’erano anche svizzeri. Nel nostro Paese manca tuttavia un sito nazionale ufficiale di commemorazione e di trasferimento e condivisione delle conoscenze. Per questo motivo la Confederazione è stata incaricata di realizzare un memoriale per le vittime del nazionalsocialismo.
Con il passare del tempo, i testimoni che possono raccontarci di prima persona le atrocità e i crimini del nazionalsocialismo sono sempre meno. È quindi ancora più importante dotarsi attivamente di luoghi della memoria e di discussione sull’esclusione e la discriminazione, sulla solidarietà e il coraggio civile. È pertanto previsto che a Berna sorga un memoriale svizzero per le vittime del nazionalsocialismo. Scopo di questo sito innovativo di memoria e di trasmissione e condivisione delle conoscenze è sottolineare l’importanza dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani e contribuire così a sensibilizzare in particolare anche i giovani ai valori fondamentali della Svizzera.
Il memoriale deve diventare un luogo di discussione e di riflessione dinamico ed eterogeneo che ruoti attorno ai tre temi guida «ricordare – trasmettere – condividere». Sono previsti un’opera d’arte commemorativa nello spazio pubblico, un sito di trasmissione delle conoscenze che preveda un’offerta educativa e informativa con mostre permanenti e temporanee e un sito di connessione virtuale con una banca dati delle vittime che metta in rete diversi luoghi commemorativi. In Svizzera, questa combinazione di memoria e di trasmissione e condivisione delle conoscenze è nuova e finora unica.
L’idea del memoriale svizzero è stata elaborata dall’Organizzazione degli Svizzeri all’estero, dall’Amicizia ebraico-cristiana, dall’Archivio di storia contemporanea del Politecnico federale di Zurigo, dal Centro per gli studi ebraici dell’Università di Basilea e dalla Federazione svizzera delle comunità israelite. Il progetto gode di un ampio sostegno da parte della società civile, delle chiese nazionali, delle associazioni musulmane e del mondo politico e culturale. Grazie anche a un’alleanza parlamentare interpartitica straordinariamente vasta, la realizzazione di questo progetto sotto la direzione del Dipartimento federale degli affari esteri è sulla buona strada.

Jonathan Kreutner, segretario generale della FSCI e membro della CFR

La CFR a favore del divieto dei simboli razzisti

L’articolo 261bis del Codice penale svizzero vieta i simboli razzisti se la loro ostentazione è funzionale alla diffusione propagandistica di ideologie razziste, all’incitamento alla discriminazione razziale o alla diffamazione razzista di determinate persone o gruppi di persone. Purtroppo le autorità di perseguimento penale interpretano la norma in senso molto restrittivo e in passato in alcuni casi in cui secondo la Commissione federale contro il razzismo l’ostentazione di simboli e gesti era palesemente finalizzata alla propagazione di ideologie razziste le persone imputate sono state assolte o è stato pronunciato nei loro confronti un decreto di abbandono.   |   Leggi di più

Giurisprudenza sugli atti antisemiti dal 1995 al 2020

Tra il 1995, anno in cui è stata introdotta la norma penale contro la discriminazione razziale, e il 2020, i tribunali sono stati chiamati a giudicare 285 presunti atti di antisemitismo; in 217 casi hanno emesso una sentenza di condanna. Qui di seguito una breve rassegna della giurisprudenza delle autorità giudiziarie svizzere sugli atti antisemiti giudicati e condannati in applicazione dell’articolo 261bis del Codice penale (CP).

66 persone sono state condannate per incitamento all’odio o alla discriminazione, 64 per propagazione di un’ideologia, 7 per organizzazione di azioni di propaganda, 117 per discreditamento o discriminazione e 63 per disconoscimento, minimizzazione o giustificazione dell’Olocausto.

La maggior parte degli atti antisemiti è stata perpetrata da privati (148 casi). 29 sono l’opera di estremisti di destra. 13 condanne sono state pronunciate contro politici e 11 contro la stampa. I tribunali dei minorenni hanno condannato 12 giovani, su un totale di 36 condanne registrate nella nostra banca dati. Sebbene siano pochi gli atti commessi da minorenni, l’antisemitismo supera la xenofobia (12 casi); 9 dei 14 casi riguardano atti commessi in Internet.

Le persone di confessione ebraica sono esposte ad atti di antisemitismo sia in rete (57 casi riguardano Internet in senso lato e 63 i social media) sia nei luoghi pubblici (66 casi) e in altri ambiti della vita quotidiana (49 casi). È importante menzionare che la maggior parte degli atti non vengono denunciati o non soddisfanno i requisiti dell’articolo 261bis CP per essere oggetto di una condanna, tra i quali rientrano i paragoni con l’Olocausto durante la pandemia di COVID-19.

Da notare, infine, che almeno 24 casi riguardavano la diffusione di simboli e gesti antisemiti, come la bandiera con la svastica o il saluto hitleriano.

Ludovic Vérolet è giurista. Nel 2021 e 2022 ha svolto uno stage come giurista nella CFR.

 

NOVITÀ SUL SITO DELLA CFR

Rapporto annuale 2021 della CFR

Volete saperne di più sul lavoro della CFR? L’ultimo rapporto annuale vi darà un quadro delle più importanti attività svolte nel 2021.   |   Leggi di più

Agenda politica su razzismo e antirazzismo

L’agenda politica elaborata dalla CFR fornisce una panoramica degli affari politici nazionali che trattano di razzismo e xenofobia. La versione aggiornata comprende gli affari della sessione primaverile 2022.   |   Leggi di più

 
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