Sintesi dell'articolo
«Humor ist eine Waffe in meinem Mund» (tedesco)
Urs Güney ha studiato germanistica e assolto un praticantato di un anno al Servizio per la lotta al razzismo SLR. Attualmente scrive come giornalista indipendente per NZZ Campus e altre pubblicazioni.
urs_gueney@gmx.ch
Si può ridere di tutto, spiega Charles Nguela, ma dipende da chi dice cosa e da dove e come lo dice. Nel suo mestiere di comico, Nguela sviscera il razzismo quotidiano, lo tematizza e cerca di sradicare pregiudizi con l’arma dell’umorismo. Cose apparentemente irrilevanti acquistano improvvisamente un altro significato, come l’espressione Schwarzfahrer (passeggero clandestino, letteralmente: passeggero nero). L’umorismo ha dunque la funzione di sdrammatizzare situazioni in modo da poter tematizzare il razzismo e riflettere sui pregiudizi. Il ditino alzato non piace a nessuno. Ridere, invece, crea una situazione di uguaglianza che agevola il dialogo. In Svizzera però, se non si vuole restare soffocati dall’imperversante polically correct, non si può fare a meno di provocare un po’.
Secondo Nguela, l’umorismo permette di elaborare più rapidamente le esperienze negative. Sul palcoscenico le si può combattere e ci si può sfogare. E ridere aiuta a perdonare. Se poi si vede che anche il pubblico ride, questo dà coraggio. Il comico però deve sempre pensare bene a quel che dice, perché il rischio di rafforzare gli stereotipi che si vogliono combattere è alto. Lo scopo dello spettacolo non è rappresentare macchiette autoironiche, ma affrontare problemi seri.