Sintesi dell'articolo
«Das Lachen über die «Anderen»: Anti-Political-Correctness als Hegemonie» (tedesco)
Autor
Sociologo e specialista in antropologia sociale, Rohit Jain ha ottenuto il titolo di dottore all’Università di Zurigo con una tesi sui processi di soggettivizzazione transnazionali degli indiani di seconda generazione cresciuti in Svizzera. Ha inoltre pubblicato studi sul razzismo nell’umorismo e sulla mercificazione dell’esoticità indiana nella Svizzera postcoloniale. Rohit Jain è co-presidente della fondazione Gertrud Kurz di Berna.
rohit.jain@uzh.ch
L’umorismo serve ad esprimere stati d’animo ed esperienze ambivalenti per cui non esistono convenzioni e modelli sociali. Di fronte alla migrazione e alle trasformazioni della società, è sempre stato importante per (ri)stabilire ordinamenti gerarchici del proprio e dell’Altro, ma anche per instaurare nuove relazioni, al di là della propria appartenenza. Ma quando accomuna e quando esclude? Chi ha il diritto di ridere degli altri e chi deve sopportare di essere deriso?
L’articolo di Rohit Jain propone una riflessione in chiave socioculturale sulla dimensione politica del rapporto tra umorismo e razzismo nella Svizzera degli ultimi 20 anni e si chiede in primo luogo quali immagini umoristiche circolino sui media, in politica e nella quotidianità e quali slittamenti delle gerarchie svizzere del proprio e dell’altro ne siano risultati.
Secondo l’autore, in Svizzera l’umorismo è divenuto al tempo stesso piattaforma strategica e prassi quotidiana del consolidamento della superiorità della società dominante. Se è vero che nella lotta per far ridere sono usati come clave valori elevati come la libertà d’opinione o la satira contro il presunto bigottismo del politically correct, è altrettanto vero che il continuare a raccontare «vecchie barzellette» troppo spesso contribuisce a confermare convinzioni nazionalistiche, legittimando così il razzismo.
Ma è soltanto attraverso una pluralizzazione e democratizzazione istituzionale e l’interiorizzazione di una visione critica del razzismo che l’umorismo può mantenere la sua promessa di cambiamento e di critica.