Sintesi dell'articolo
«Antisemitismus, Sicherheit und Religionsfreiheit. Die Herausforderungen für die jüdische Gemeinschaft in der Schweiz» (tedesco)
A 150 anni dal riconoscimento della parità dei diritti, i circa 18 000 Ebrei svizzeri sono ormai parte integrante di questo Paese. La loro è dunque una storia a lieto fine, sia pure al prezzo di enormi sacrifici. Ma non bisogna abbassare la guardia: antisemitismo, sicurezza e libertà di religione restano temi di fondamentale importanza.
Ancora oggi esiste un antisemitismo latente che affiora a ondate in determinate circostanze. Quando esplode un conflitto armato tra Israeliani e Palestinesi, la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) riceve regolarmente lettere cariche d’odio, perlopiù anonime. In parte, l’antisemitismo è figlio dell’ignoranza e può quindi essere combattuto con appropriate misure di formazione e prevenzione. Per la prevenzione, la Confederazione dovrebbe fare di più, soprattutto nel campo dei media sociali, dove l’istigazione all’odio e talvolta addirittura alla violenza è un fenomeno largamente diffuso.
Per quanto riguarda la sicurezza, sembra esservi la volontà politica di rafforzare la protezione della comunità ebraica sostenendone maggiormente le pertinenti misure. Confederazione e Cantoni stanno elaborando soluzioni pragmatiche. Una di queste è l’istituzione di un gruppo di lavoro composto di rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni e della comunità ebraica.
La libertà di religione è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione federale e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Elemento essenziale di uno Stato di diritto, vale anche per le religioni minoritarie. Ciò nonostante, da alcuni anni se ne mette in discussione l’importanza. È vero che per molte persone la religione va perdendo di significato, ma questa non è una ragione per limitare la libertà di credo.