TANGRAM 42

Razzismo contemporaneo

Sintesi dell'articolo
«Racismes contemporains. Les promesses de la jeunesse et un retour des mouvements civiques pour gagner le combat» (francese)

Autor

Marco Martiniello è professore all’Università di Liegi e direttore di ricerca al Fondo nazionale belga per la ricerca scientifica.
M.Martiniello@uliege.be

Le questioni legate al razzismo e alla discriminazione continuano a suscitare controversie e dialoghi tra sordi. Per alcuni, il razzismo resta un fenomeno preoccupante e deve essere combattuto con forza, per altri non spiegherebbe più i problemi sociali, economici e politici di alcune fasce della popolazione. Anzi: sembrerebbe diventato un’arma politica usata dalla sinistra «politicamente corretta» per imporre il suo diktat alla società. In questo contesto, come possiamo immaginare una società post-razziale pacificata? L’autore osserva che i musulmani sono diventati la figura centrale del razzismo contemporaneo. L’islamofobia è senza dubbio in aumento, ma è anche vero che focalizzarsi su un razzismo religioso è riduttivo. Ha l’effetto perverso di alimentare la competizione tra vittime e, quindi, di danneggiare la mobilitazione generale antirazzista. Questa polarizzazione, però, nasconde soprattutto un fatto: il razzismo del XXI secolo continua ad affondare le sue radici nella biologia, ossia a fondarsi su una credenza errata che divide l’umanità in «razze» di valore diverso. Secondo l’autore, bisogna recuperare lo spirito del movimento americano di lotta per i diritti civili. Occorre puntare sulla gioventù post-razziale, un raggio di speranza per creare un nuovo modello che vada oltre l’impostura delle «razze». Bisogna inoltre orientare le politiche pubbliche in due direzioni: verso un maggiore sostegno alla gioventù post-razziale e verso una sensibilizzazione attiva della popolazione al «fare insieme». A tal fine è necessario distinguere meglio le politiche di accoglienza e integrazione dei nuovi arrivati dalle politiche per migliorare l’integrazione sociale in un contesto di «super-diversità».