Martine Brunschwig Graf è la presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR)
Già nel 2010, la CFR pubblicava un’analisi e alcune raccomandazioni nella prospettiva di una legislazione più efficace nella lotta alla discriminazione razziale. Proponeva modifiche costituzionali e legali finalizzate in particolare a un radicamento più solido del divieto di discriminazione nel diritto privato (che regola i rapporti individuali). Siamo nel 2016 e non si vede ancora alcuna volontà politica sufficientemente forte per introdurre le disposizioni legali che permetterebbero alle persone lese di far valere più facilmente i propri diritti in caso di sospetto di discriminazione razziale all’assunzione, sul lavoro, nella ricerca di un alloggio – insomma in tutti i campi che compongono la vita quotidiana.
Da anni la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza raccomanda alle autorità svizzere di rafforzare la protezione delle vittime di discriminazione razziale nel diritto civile e nel diritto amministrativo. E il Centro svizzero di competenza per i diritti umani ha da poco pubblicato uno studio sul tema e formulato proposte analoghe.
Le autorità federali hanno recentemente ribadito di non voler legiferare in materia. È dunque molto improbabile che la situazione possa cambiare in tempi brevi.
In un tale contesto, gli strumenti a disposizione devono essere utilizzati per interventi praticabili e concretamente utili nell’immediato. Il presente numero di TANGRAM mette a fuoco le lacune della legislazione vigente e le loro conseguenze per le persone interessate, ma evidenzia di riflesso anche i mezzi extragiudiziali che permettono di migliorare la prevenzione e di progredire nella lotta alla discriminazione razziale quotidiana.
E qui non si può fare a meno di ringraziare per il loro lavoro tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori dei consultori attivi nella lotta al razzismo, che accolgono le potenziali vittime e prestano loro ascolto e assistenza professionale. Questi centri sono molto utili anche nella soluzione dei conflitti. Non si può risolvere tutto in tribunale. E se è vero che il presente numero di TANGRAM è dedicato all’accesso alla giustizia, è altrettanto vero che non manca di mettere in luce le attività di mediazione e conciliazione che possono essere svolte con efficacia.
La prevenzione passa per la presa di coscienza e la modifica dei comportamenti. Quando vi è il sospetto di discriminazione, il dialogo permette spesso di disinnescare situazioni e di rendere gli attori consapevoli dei loro diritti… e dei loro doveri.
Da parte sua, la CFR ha incluso nel suo piano strategico per gli anni a venire l’esame dei casi e delle situazioni concrete che permettono di capire come si pone il problema nella vita quotidiana. Perché, come recita l’articolo 8 della Costituzione federale:
«Nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell’origine, della razza, del sesso, dell’età, della lingua, della posizione sociale, del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche, e di menomazioni fisiche, mentali o psichiche».
Questo articolo non deve restare lettera morta. È fondamentale per la lotta al razzismo e a tutte le altre forme di discriminazione.