Christine Bär-Zehnder è sindaco del Comune di Riggisberg (BE). Per il suo impegno a favore dei rifugiati, nel 2015 è stata insignita dello Swiss Award nella categoria «politica».
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Per un anno e mezzo, il Comune bernese di Riggisberg ha ospitato volontariamente in un centro di transito 150 rifugiati. Questo villaggio di 2 500 abitanti è stato l’unico Comune a rispondere positivamente all’appello urgente lanciato dalle autorità cantonali per il reperimento di alloggi da destinare a richiedenti l’asilo. Chiesa, scuola, polizia, direzione del centro, pensionato protetto, custodi e molte altre istituzioni e persone hanno sostenuto il municipio nell’adempimento di questo compito e si sono impegnati, ciascuno nel proprio settore di attività, a favore dei rifugiati. Tavole rotonde organizzate a intervalli regolari hanno permesso di fare costantemente il punto della situazione e di scambiare le esperienze fatte.
Dato che tra le persone ospitate al centro di transito vi erano anche bambini, in ossequio al principio secondo cui in Svizzera ogni bambino ha diritto all’istruzione, è stata cercata una soluzione per inserirli rapidamente nella scuola locale. In collaborazione con la direzione e un docente supplementare assunto appositamente è stato sviluppato un programma che prevedeva da dieci a dodici ore settimanali di insegnamento del tedesco, finanziate dal Cantone e ripartite nel modo più uniforme possibile. Durante le restanti ore di scuola, i bambini dovevano frequentare una classe normale adeguata alla loro età e partecipare alle lezioni soprattutto nelle materie quali educazione fisica, attività creative o musica, che non richiedono conoscenze linguistiche. Naturalmente, dovevano anche prendere parte alle attività extrascolastiche come le gite di classe e le giornate sportive.
Per preparare i docenti a questa sfida inedita e facilitare loro l’integrazione dei figli dei rifugiati è stato organizzato un evento informativo con diversi seminari. Inoltre, poiché non tutti gli abitanti di Riggisberg avevano accolto il centro di transito con entusiasmo, per vincere lo scetticismo sull’inserimento dei piccoli rifugiati nelle classi normali, sono stati ampiamente informati anche i genitori. Per preparare gli allievi delle classi interessate alla nuova situazione sono state tematizzate con loro le condizioni dei rifugiati e sono stati discussi i problemi che ne derivano. Accanto al tema dell’accoglimento dei nuovi allievi, è stato trattato anche quello, non meno essenziale, del loro commiato. Né si è tralasciato di affrontare l’importante argomento dell’elaborazione della perdita nel caso in cui uno scolaro avesse dovuto partire senza potersi congedare dai compagni a causa dell’improvvisa interruzione del soggiorno della loro famiglia nel centro di transito.
Prima priorità pedagogica dell’insegnamento del tedesco non era l’apprendimento della lingua, bensì il dare un ritmo regolare alle giornate dei figli dei rifugiati affinché potessero condurre nuovamente una vita normale. Il contatto con i coetanei ha permesso loro di mettere in pratica le conoscenze acquisite e di avvicinarsi cautamente alla cultura locale. E poiché questo è avvenuto al di fuori dell’ambiente isolato di un centro per rifugiati, i bambini hanno potuto vivere un’esperienza scolastica positiva ed essere semplicemente bambini.