TANGRAM 37

Normalizzare la convivenza invece di sottolineare le differenze. Aiuti finanziari per progetti contro il razzismo in ambito scolastico

Sintesi dell'articolo
«Begegnungen normalisieren statt Unterschiede betonen. Finanzhilfen für Projekte gegen Rassismus in der Schule» (tedesco)

Nelle scuole è molto vivo l’interesse a confrontarsi con la cultura delle minoranze religiose o etniche, anche con viaggi di studio nei Paesi d’origine degli «altri». I progetti che rendono possibili l’incontro, il dialogo e la comprensione sono certamente adatti a promuovere la tolleranza. Riconoscere le differenze e gli elementi in comune può infatti indurre a rivedere opinioni e atteggiamenti mai messi in discussione prima e sviluppare nuove strategie di convivenza. E questo può contribuire a creare un’atmosfera meno permeabile al razzismo e alla discriminazione razziale.

Ma c’è il pericolo di enfatizzare le differenze culturali, consolidando così gli stereotipi culturalistici, e in ultima analisi i pregiudizi. Se passa il messaggio che i conflitti tra culture diverse sono «naturali», saranno trascurate altre cause, incluse quelle riconducibili alla discriminazione. Se un conflitto è «naturale», infatti, non c’è motivo di risolverlo e non c’è quindi nemmeno ragione di ritenere che sia dovuto a strutture discriminatorie. Per chi è di quest’avviso, per disinnescare un conflitto è sufficiente che le due parti abbattano qualche pregiudizio.

E anche il concetto di razzismo e i programmi antirazzisti celano insidie: percepiti come colpevolizzanti, scaricano problemi collettivi su singoli individui e finiscono per demotivarli. Per questo la formazione e l’educazione interculturale puntano oggi piuttosto alla normalizzazione dei rapporti con persone socialmente e culturalmente diverse e alla legittimazione ad agire contro la discriminazione sociale. Gli alunni – expressis verbis anche quelli appartenenti alle minoranze – imparano a coltivare l’empatia, ad accettare le differenze, ad analizzare criticamente i propri atteggiamenti e pregiudizi e a riflettere sui propri valori senza darli per scontati.

La discriminazione non può dunque essere affrontata soltanto a livello individuale. È sul piano sociale che bisogna concentrarsi: sui pari diritti e sul pari trattamento di tutti i membri della nostra società, e quindi anche sulla situazione delle minoranze, sulle pari opportunità e sulla discriminazione.

Gli esempi riportati nel seguito evidenziano alcuni campi tematici e problemi di particolare importanza per i progetti di prevenzione e sensibilizzazione nella scuola.

La scuola come ambito sociale

Il razzismo e la discriminazione non sono soltanto temi dei programmi d’insegnamento, ma concernono la scuola anche in quanto ambito sociale. Spesso, all’origine di un progetto c’è un conflitto concreto o la decisione di una scuola di procedere a un’azione di sensibilizzazione preventiva. I progetti scolastici comprendono dunque la trasmissione di conoscenze e competenze, la sensibilizzazione e la prevenzione, ma a volte anche l’intervento.

In un Comune, il costante aumento della predisposizione alla violenza è l’argomento di un progetto di sensibilizzazione che rende attenti in diversi modi ai problemi della convivenza di culture diverse. Lo scopo è di accrescere consapevolezza e responsabilità individuale. Sono tematizzati i conflitti in atto ed è affrontata preventivamente la xenofobia potenziale. Il procedimento didattico-pedagogico è composito e non si limita a trattare il quotidiano scolastico.

Traduzione di contenuti antirazzisti in progetti concreti

Per la corretta trattazione del tema, non manca tanto il materiale pedagogico, quanto la sua applicazione pratica, l’esercizio e l’esperienza. È dunque importante che i docenti seguano corsi specifici che insegnano come tradurre contenuti antirazzisti in progetti concreti. Per passare, il messaggio deve essere trasmesso ai giovani nella lingua e nel contesto della loro realtà quotidiana. E non è cosa facile nemmeno l’integrazione delle sequenze di apprendimento nei nuovi piani di insegnamento. Nella Svizzera francese, il nuovo «Plan d’études romand» ha già maturato qualche anno di esperienza, in Svizzera tedesca invece siamo soltanto all’inizio dei lavori.

Elaborazione didattico-pedagogica di biografie di rifugiati ebrei giunti in Svizzera da bambini con commento didattico per lezioni sull’Olocausto. L’integrazione nei piani di insegnamento e la retrospettiva sono compito dei docenti coinvolti. Al centro della discussione c’è l’Olocausto quale esempio estremo di esclusione razzista. Si intendono smascherare e spiegare i pregiudizi antisemiti di allora come di oggi. Il progetto è direttamente correlato al complesso tematico della discriminazione a sfondo razzista.

Per stimolare i giovani a una profonda riflessione sul razzismo e la xenofobia, numerosi progetti si servono dei mezzi di comunicazione che esercitano su di loro una forte attrazione, come la radio, Internet, il cinema, il teatro o la musica. In questi casi bisogna fare in modo che i giovani non si lascino trascinare in misura eccessiva dalla forma, in quanto altrimenti il contenuto potrebbe passare troppo in secondo piano.

Componendo e recitando un pezzo di teatro dal quadro narrativo prefissato, i giovani cominciano ad assimilare atteggiamenti antidiscriminatori e antirazzisti. Il pezzo di teatro è il coronamento scenico di un workshop in cui sono stati trattati discriminazione, razzismo, ingiustizia, episodi di violenza, oppressione e i meccanismi che li caratterizzano.

Radicamento a lungo termine nella quotidianità scolastica

I sussidi intendono essere d’aiuto alle scuole nell’integrazione autonoma e duratura di questi temi nei programmi dopo la conclusione del progetto. Da una valutazione condotta nel 2011 è emerso che l’operazione è riuscita in numerosi istituti. Le iniziative individuali dei docenti o anche degli alunni sono importanti, ma spesso non vi sono né tempo né margini per innovazioni impegnative o per continuare processi già avviati. Per questo sono benvenute le offerte di terzi specializzati. Organizzazioni come il National Coalition Building Institute (NCBI), l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR) o la fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini offrono alle scuole progetti collaudati.

I progetti di queste organizzazioni hanno un orizzonte di lungo termine e possono quindi affrontare in maniera più professionale i temi trattati. Senza dubbio arricchiscono il quotidiano scolastico di impulsi importanti, ma non basta «scaricare» loro gli alunni: i contenuti studiati e le esperienze maturate vanno debitamente preparati e rielaborati.

In collaborazione con l’OSAR, una scuola media organizza per tre nuove classi un progetto di una giornata su fuga e asilo come sviluppo di un progetto di antirazzismo dell’anno precedente, con il quale il collegio dei docenti aveva reagito ai frequenti commenti razzisti degli alunni. Il programma prevede il coinvolgimento dei genitori, nonché una preparazione e una retrospettiva nelle lezioni da parte dei docenti. La giornata è occasione d’incontro con l’«estraneo» e serve ad introdurre i nuovi alunni nella cultura dell’istituto, nella quale il comportamento discriminatorio non è tollerato.

La scuola e la gioventù sono destinatari prioritari dei sussidi del Servizio per la lotta al razzismo (SLR). Riflettere sui diritti e i valori della nostra società è molto importante per gli adolescenti: saranno infatti loro a dover gestire in futuro i problemi di una società caratterizzata da migrazioni, meccanismi di esclusione e discriminazione e a dover tutelare i diritti fondamentali, i diritti del cittadino e i diritti umani.

D’altro canto, però, misure di questo genere possono essere molto pesanti, se non insostenibili, per i giovani. La scuola annaspa tra i compiti che le vengono delegati dall’esterno, e molti giovani hanno seri problemi con la formazione e la pubertà anche senza la responsabilità di dover «migliorare» la società. Né si deve dimenticare che i giovani – al contrario di molti adulti – crescono in un ambiente spiccatamente multiculturale e sono perciò spesso molto meno diffidenti e impacciati nel contatto con persone di diversa origine o religione. L’impegno contro il razzismo e la discriminazione non può essere solo dovere dei giovani, ma è compito di tutta la società, che lo deve affrontare in ogni sua componente.

Dal 2011 ad oggi, il Servizio per la lotta al razzismo (SLR) ha sussidiato 372 progetti di prevenzione e sensibilizzazione in ambito scolastico per una somma complessiva di oltre cinque milioni di franchi. Le domande di aiuto finanziario sono gestite dalla fondazione Éducation21 su mandato del SLR. I progetti sono valutati e accompagnati da una piccola commissione di pedagoghi specializzati.

Alcuni temi ricorrenti sono i seguenti: la convivenza di bambini di origine e religione diversa; il modo di confrontarsi con l’altro, l’alterità, i pregiudizi e i meccanismi di esclusione; l’Olocausto, il razzismo e le forme di discriminazione nella vita quotidiana; i diritti umani; la promozione del coraggio civile. I temi sono trattati in diversi modi: workshop, settimane di progetto, incontri, produzioni radiofoniche e filmiche, teatro, mostre fotografiche, giochi di simulazione e pianificazione, ma anche con l’elaborazione di materiale didattico e corsi per docenti.

Servizio per la lotta al razzismo (SLR)