Autore
Gina Vega è responsabile della Rete di consulenza per le vittime del razzismo e dell’antenna discriminazione e razzismo di humanrights.ch. gina.vega@humanrights.ch
Le diverse esperienze di discriminazione segnalate ai consultori per le vittime del razzismo non vanno considerate come casi isolati, ma piuttosto come prova del radicamento storico del razzismo nelle strutture sociali che legittimano e riproducono le disuguaglianze.
Il razzismo è un costrutto multidimensionale, che si (ri)presenta giorno dopo giorno, sistematicamente e a più livelli nella vita quotidiana della società. Per comprenderlo, bisogna considerare le dimensioni interpersonali, istituzionali e strutturali attraverso le quali attecchisce, si palesa e diventa «normale». Queste dimensioni s’intrecciano e interagiscono tra loro. Includono rapporti di potere che creano strutture, norme e pratiche sociali e che influenzano le istituzioni e gli individui.
Da oltre un decennio, i consultori membri della Rete di consulenza per le vittime del razzismo documentano le segnalazioni di discriminazione razziale che si verificano in tutti gli ambiti della vita e in diversi contesti. Gli episodi riflettono la natura sistematica del razzismo in Svizzera che, nella quotidianità, si esprime in atti quali ingiurie, umiliazioni e illazioni di stampo razzista, nonché nel razzismo strutturale e istituzionale che si manifesta sotto forma di profiling razziale o di difficoltà nell’accesso al lavoro, alla formazione, all’assistenza sanitaria e all’alloggio.
Nel corso degli anni, le segnalazioni mostrano che le esperienze di razzismo si ripetono in tutto il Paese, in modo costante nella forma e negli effetti, e riguardano diversi gruppi di persone. Le vittime vengono razzializzate e associate a idee di «alterità» ed «estraneità» consolidatesi nel corso della storia, indifferenziate e stigmatizzanti. Queste idee si ritrovano a livello individuale nei modelli di pensiero e di atteggiamento che portano ad atti razzisti non necessariamente intenzionali. A livello istituzionale e strutturale, tali idee e le loro narrazioni generalizzanti, gerarchizzanti e polarizzanti influenzano le leggi, le conoscenze, le routine e i processi decisionali, il che porta alcune persone ad essere svantaggiate e altre privilegiate a priori.
Lo svantaggio strutturale è spesso sottile e difficile da identificare per chi non ne è vittima. È socialmente tollerato perché non rientra nel campo d’azione delle intenzioni e degli atteggiamenti del singolo individuo ma è istituzionalizzato. Per esempio, anche dopo diversi anni di soggiorno in Svizzera, le persone ammesse provvisoriamente nel nostro Paese incontrano non poche difficoltà a trovare un lavoro o ad accedere alla formazione. Le donne musulmane che indossano il velo sono escluse dall’insegnamento o dai posti di lavoro che prevedono il contatto con la clientela, per cui determinate professioni sono loro precluse. Le persone nere vengono ripetutamente e sistematicamente sottoposte a controlli effettuati senza un valido motivo dalle forze di polizia, dalle guardie di confine e da agenti di sicurezza. Le persone con un cognome percepito come «straniero» più difficilmente vengono invitate a sostenere un colloquio di lavoro o a visitare un appartamento. E a scuola, i bambini stranieri o neri ricevono meno sostegno e devono fare i conti più spesso con le idee stereotipate di docenti e compagni.
Questi sono solo alcuni degli esempi di casi ripetutamente sottoposti all’attenzione della Rete di consulenza per le vittime di razzismo. Soprattutto gli episodi di razzismo sul posto di lavoro, nella formazione, nel mercato del lavoro e dell’alloggio, nell’amministrazione e nella polizia si mantengono a livelli elevati. Eppure rappresentano solo la punta dell’iceberg: il numero di casi sommersi è notevole e la maggior parte degli episodi di razzismo non viene segnalata a un consultorio. Le vittime non solo provano un senso di impotenza e vergogna per quanto hanno vissuto, ma spesso hanno anche difficoltà a identificare e designare come tali gli svantaggi strutturali subiti, motivo per cui si rivolgono più raramente a un consultorio.
Le possibilità di difendersi dal razzismo strutturale sono molto limitate. Da un lato, le condizioni quadro legali e l’insufficiente accesso alla giustizia costituiscono ostacoli difficili da superare, e anche quando è possibile intentare una causa per discriminazione razziale, solitamente l’azione legale non va a buon fine o non porta a una riparazione morale della vittima. Dall’altro, spesso le discriminazioni strutturali sono fermamente contestate dalle istituzioni competenti, le strutture e i processi collaudati non vengono messi in discussione e così le pratiche razziste perdurano. Per esempio, ancora oggi la polizia non ammette che il profiling razziale è strutturalmente radicato nell’intera istituzione e quasi sempre liquida i comportamenti scorretti come casi isolati. In questo modo, il torto arrecato alle persone interessate non viene riconosciuto e la situazione quasi mai presa sul serio. Nelle vittime, la sensazione di essere svantaggiate e discriminate persiste e il senso di frustrazione e rassegnazione si accentua.
Anche sul mercato dell’alloggio i processi decisionali e gli atteggiamenti fondamentali di stampo razzista non vengono messi in discussione. Il problema è ben riassunto nel seguente caso di studio: un cittadino svizzero di origine kosovara chiede di poter visitare l’appartamento di cui ha letto l’annuncio. L’agenzia immobiliare gli risponde negativamente adducendo di avere già un numero sufficiente di persone interessate. Anche la compagna dell’uomo e successivamente il cognato – entrambi con un cognome tipicamente svizzero – si annunciano per una visita e nel giro di pochi giorni ottengono un appuntamento. Invitata dall’uomo – assistito da un consultorio – a una presa di posizione, l’amministrazione dell’immobile spiega che non vi è alcun movente razzista e che si tratta di un malinteso. Irritato e frustrato, l’uomo interrompe i contatti con l’agenzia.
Altre segnalazioni simili indicano che non si tratta di un’esperienza individuale, ma condivisa collettivamente, che nel frattempo trova conferma anche nei numeri, come mostra uno studio condotto nel 2019 dall’Ufficio federale delle abitazioni.
Per le vittime, il razzismo strutturale ha gravi conseguenze, perché interviene contemporaneamente in diversi ambiti della vita e si ripete quasi fosse un «sistema». Nel corso delle generazioni, inoltre, le possibilità di sfuggire agli effetti delle strutture razziste sono praticamente nulle, il che ha ripercussioni negative sulla qualità di vita. Oltre allo stress e al carico psicofisico generati dalla discriminazione, spesso gli svantaggi strutturali comportano anche conseguenze finanziarie e sociali, causando danni a lungo termine.
In Svizzera sta gradualmente emergendo una consapevolezza del razzismo. Tuttavia, manca ancora il consenso della società nel suo insieme sul fatto che le cause sono strettamente connesse con valori, norme e pratiche in uso nelle strutture sociali e nelle istituzioni e che vanno oltre l’azione di singole persone. Sono soprattutto la politica e i decisori in seno alle istituzioni e alle organizzazioni a dover esaminare con serietà il proprio atteggiamento nei confronti della lotta contro la discriminazione, a dover riconoscere e affrontare il razzismo come un problema strutturale, istituzionale e sociale, e adottare misure per contrastarlo.
La Rete di consulenza per le vittime del razzismo continua a monitorare con attenzione i casi per i quali è stato ravvisato o non si può escludere un movente razzista o una discriminazione razziale. La Rete si impegna a comprendere meglio e a rendere visibili i casi sommersi di discriminazione strutturale sulla base di dati chiari, in particolare per sensibilizzare la società nel suo insieme. Non va dimenticato che tutti noi abbiamo la responsabilità di mettere in discussione le norme, i processi e le routine dominanti, di esaminare con occhio critico le loro conseguenze per le persone svantaggiate e di eliminare il razzismo in tutte le sue dimensioni.
Bibliografia:
Auer, Daniel; Lacroix, Julie; Ruedin, Didier; Zschirnt, Eva: Discriminazioni a carattere etnico sul mercato svizzero degli alloggi (riassunto), Rapporto all’attenzione dell’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB), febbraio 2019.
Natascha A. Kelly: Rassismus – Strukturelle Probleme brauchen strukturelle Lösungen!, Atrium Verlag, Zurigo, 2021.
Rete di consulenza per le vittime del razzismo, humanrights.ch e Commissione federale contro il razzismo (CFR): Episodi di razzismo trattati nell’attività di consulenza 2019, 2020 e 2021, Rapporto sulla discriminazione razziale in Svizzera basato sui dati del sistema di documentazione del razzismo DoSyRa, Berna, 2019, 2020 e 2021