Autore
Kathrin Iten, titolare di un Master of Arts in Social Work as a Human Rights Profession conseguito a Berlino, è attrice e assistente sociale. kathrin.iten@dasventil.ch
La pièce teatrale Formular:CH fa luce sul razzismo istituzionale e porta sul palco esperienze di discriminazione vissute dai rifugiati. La cofondatrice della piattaforma DAS.VENTIL racconta come è nato e si è sviluppato il progetto.
Conoscete il gioco Indovina che cosa vedo? È così che mi sono sentita quando ho lavorato come assistente sociale con persone inserite nel nostro sistema d’asilo. Giorno dopo giorno, ho osservato situazioni di discriminazione e razzismo non viste o forse viste, ma ignorate oppure tabuizzate, di cui, almeno così mi sembrava, non si parlava. Non si parlava delle strutture discriminatorie, né delle regole non scritte, né tanto meno del fatto che persino i professionisti del settore sociale, solitamente in una posizione di potere che conferisce loro privilegi, a volte possono agire in modo pregiudizievole.
Anch’io ho fatto parte di questo sistema, sono inciampata nei miei pregiudizi e ho sperato di essere sincera con me stessa. I professionisti non fanno discriminazioni perché operano in modo professionale. Mi sembrava fosse questa la legge non scritta. Ebbene, mi piacerebbe che fossero soprattutto i professionisti a riesaminare regolarmente le loro pratiche, per vedere se dopo tutto anche loro non agiscano in modo discriminatorio a causa di stereotipi, emozioni, strutture e rappresentazioni razziste.
Le comuni riunioni di team possono fungere da specchio e riflettere le rappresentazioni dell’essere umano che circolano all’interno dei servizi sociali. Prendiamo l’esempio dell’assegnazione di un caso, dove il dialogo si svolge più o meno così:
«Famiglia eritrea, quattro figli, VA7+ (ossia persone ammesse provvisoriamente, in Svizzera da oltre 7 anni).»
«Segnalazione di situazioni di rischio?»
«Nessuna.»
«Quattro figli? Avete già parlato di contraccezione con i genitori? No, la cassa malati non la rimborsa. Un intervento di sterilizzazione, per contro, potrebbe essere rimborsato…».
Un giorno, con Tanja Rohrer, anche lei assistente sociale, abbiamo raccontato alla regista e autrice Christine Ahlborn ciò che avevamo osservato del nostro ambiente di lavoro. Il suo commento è stato: quando iniziamo le prove? Nel 2014/2015, insieme a Tanja, Christine e all’attrice Karin Maurer abbiamo lavorato per mesi alla creazione della pièce Formular:CH.
La nostra sala prove era stipata di testi scientifici, studi, teorie, articoli di legge, linee guida, piani di diversi Cantoni sul tema dell’asilo, leggi sugli stranieri, progetti relativi alla naturalizzazione, accordi d’integrazione appena introdotti, appunti e pensieri scaturiti dalle riunioni di team di servizi sociali e altre istituzioni. La domanda ricorrente era: su quali punti vogliamo concentrarci, visto che per noi tutto è importante?
Abbiamo deciso che saremmo salite sul palco come IL centro di competenza nazionale responsabile di tutte le leggi, per tutti i Cantoni e tutti i Comuni, e per tutte le persone in difficoltà. Volevamo trattare tutto, dall’accordo d’integrazione al test in vista della naturalizzazione.
Durante le prove ci siamo tuttavia rese conto che non potevamo portare in scena soltanto la nostra prospettiva. Ci occorrevano assolutamente anche il punto di vista o le voci delle persone rifugiate, in particolare di quelle che per anni erano rimaste senza uno statuto di soggiorno sicuro. Abbiamo quindi realizzato una serie di interviste focalizzate su come ci si sente a venire in Svizzera o a viverci. Queste conversazioni vengono riprodotte sotto forma di registrazioni audio durante tutta la pièce.
Formular:CH è stata la prima produzione di DAS.VENTIL. Inizialmente, nel 2015, avevamo previsto solo sei spettacoli, ma già dopo le prime rappresentazioni gli innumerevoli riscontri ricevuti ci hanno incoraggiate a continuare e ad andare in scena fino ad oggi. La forma artistica del teatro ci consente di affrontare temi sensibili e complessi in modo che il pubblico possa facilmente identificarsi e interrogarsi, anche se spesso fa male vedere sé stessi... Ciò nonostante, per dirla con le parole di uno spettatore, è importante créer plus pour ignorer moins, (letteralmente «creare di più per ignorare di meno»).
Vista la grande richiesta, dal 2017 proponiamo lo spettacolo anche in francese e in una versione bilingue ( dettagli sul sito dasventil.ch ). Non ci esibiamo solo nei teatri, ma anche nel quadro di formazioni continue, eventi per team, centri di formazione e uffici. Dal 2018, con il format Theater&Labor, offriamo anche dei laboratori dopo lo spettacolo: insieme ai partecipanti vogliamo riflettere sul nostro agire quotidiano, esaminare attentamente le strutture dominanti e imparare a dare un nome ai problemi.
«Indovina che cosa vedo» è una cosa che io vedo e tu no, ma che è sempre presente.
Forse un giorno scomparirà.
Se verrà vista.
Se verrà ascoltata.
Se davvero tutti non la vorranno più.
Fondata nel 2014, DAS.VENTIL è una piattaforma creativa per il teatro, l’arte e i temi sociali, nonché uno strumento innovativo per attività di sensibilizzazione. www.dasventil.ch